In Piemonte le pensioni sono sempre più povere, e a essere in difficoltà sono prevalentemente i lavoratori che hanno avuto accesso al trattamento pensionistico dai 60 anni in avanti, mentre va un po’ meglio per i lavoratori appartenenti alla fascia di età tra i 39 e i 59 anni.
A svelare questi dati preoccupanti è il bilancio sociale del 2011 stilato dall’INPS, che illustra come per gli over 80 la situazione sia ancora più grave, con pensioni che rasentano la soglia più bassa. Secondo le stime INPS, inoltre, in tutto il Piemonte sono vigenti un milione e mezzo di pensioni circa, con un rapporto di una pensione ogni 2,88 residenti.
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La relazione dell’istituto di previdenza mette in evidenza come le condizioni siano sfavorevoli soprattutto per coloro che accedono alla pensione con le nuove norme.
«Le pensioni di anzianità per quanti ancora hanno potuto goderne seguitano a garantire condizioni di reddito pensionistico apprezzabili, mentre per chi entra nei nuovi e più rigorosi regimi di accesso al pensionamento inizia a delinearsi un significavo gap con i rispettivi redditi da lavoro.»
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Il direttore regionale dell’Inps Gregorio Tito ha messo in evidenza la connessione tra il sistema pensionistico piemontese e la situazione dell’occupazione locale.
«Il Bilancio Sociale riflette i problemi socio-economici del Piemonte che si possono riassumere nel concetto di fragilità. La popolazione invecchia, l’importo delle pensioni si riduce, il problema della disoccupazione giovanile resta non risolto, aumenta il ricorso agli ammortizzatori sociali, in particolare a quelli come la cassa integrazione in deroga che segnalano problemi di carattere strutturale. Istituzioni e forze sociali devono fare massa critica perché è l’unico modo per governare questa fragilità.»