Dopo la doccia gelata dei giorni scorsi (è il caso di dirlo..), immediata è stata la bocciatura del mondo d’impresa alla scelta governativa di congelare le risorse destinate al completamento delle infrastrutture necessarie per portare la banda larga in tutto il Paese.
Dopo l’ondata di polemiche e la presa di posizione unanime contro il provvedimento, il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola ha riaperto la partita.
Il ministro Scajola ha infatti annunciato di aver ingaggiato un nuovo braccio di ferro con il Governo, facendo pressione sul presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per sbloccare i fondi CIPE, e non solo per Internet veloce ma anche per gli investimenti localizzati in aree strategiche, volti a rilanciare l’occupazione.
Obiettivo, avviare subito un nuovo pacchetto d’interventi: ripristino fondi per la banda larga, 150 milioni di euro per la riconversione di aree industriali in crisi finalizzate a creare migliaia di posti di lavoro; altri 150 milioni per i trasferimenti di funzioni da Invitalia all’Isa-Istituto per lo Sviluppo Agroalimentare; 50 milioni per le Zone Franche Urbane; 45 milioni per le ZFU in Abruzzo.
Del resto, non si tratta di un capriccio ma di una assoluta priorità: Confindustria e IAB, solo per citare due voci autorevoli, hanno aspramente criticato una scelta suicida che bloccherà lo sviluppo tecnologico ed economico dell’Italia con una decisione a dir poco miope.
«Questa visione degli investimenti in tecnologia non è strategica per il nostro Paese», ha dichiarato la presidente di IAB Italia, Layla Pavone
«In due anni potrebbero essere investiti 1,5 miliardi di euro in infrastrutture per ridurre il digital divide, che riattiverebbero la filiera dell’ICT e gli investimenti in innovazione digitale delle imprese», ha spiegato Gabriele Galateri, Delegato del Presidente di Confindustria. «Sappiamo che ogni euro investito nella banda larga ne produce almeno due di aumento di attività economica e di Pil. Il Paese non può rimandare questi interventi».