Scende l’Indice di Fiducia dei lavoratori dipendenti italiani: da 36 a 34 punti su una scala da 0 a 100 nel periodo da giugno a settembre. Lo dicono i dati Gi Group e OD&M Consulting, desunti da uno studio condotto su 4.000 dipendenti.
Ad incidere negativamente sul pessimismo è l’attuale crisi economica, ma per la maggioranza (87%) degli intervistati, la tendenza si invertirebbe se il servizio di continuità professionale fosse obbligatorio per legge.
Per l’81%, in particolare per i dirigenti, la situazione migliorerebbe se fosse prevista la partecipazione agli utili d’impresa.
Un maggiore ricorso al cosiddetto outplacement (supporto nella ricollocazione dei dipendenti in uscita dall’azienda) aiuterebbe, secondo i più, molte aziende a uscire dalla crisi.
«Un ammortizzatore sociale attivo che dovrebbe diventare obbligatorio per le aziende in difficoltà, come già accade in altri Paesi europei», per l’Amministratore Delegato di Gi Group Stefano Colli-Lanzi, che denuncia la miopia governativa sulle previsioni in crescita per i tassi di disoccupazione: oltre il 10% nel 2010.
Scendono soprattutto: la fiducia nell’impresa (da 47 a 44 punti), nel mercato del lavoro (da 42 a 40) e nelle istituzioni, da 27 a 25 punti.
Unico indice stabile, a 26 punti, quello relativo alla fiducia nella propria situazione personale: di più per i dipendenti giovani (38,17 punti) e i dirigenti (dai 38,29 punti di giugno a 38,73), dal punto di vista delle categorie.
A livello territoriale, invece, sono i lavoratori del Nord Ovest d’Italia quelli meno pessimisti. Qui l’Indice mostra una leggera crescita da 37,08 a 37,28.
Nel Nord Est si registra la maggiore sfiducia, (da 36 a 33 punti) ancor più che nel Sud Italia, dove si vai da 34 a 32 punti.