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Produttività: accordo sui nuovi contratti

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 12 Ottobre 2012
Aggiornato 23 Settembre 2015 09:55

Le imprese presentano ai sindacati la bozza per la riforma dei modelli contrattuali: focus su flessibilità e produttività nella revisione di CCNL e contrattazione di secondo livello.

Incentivare la contrattazione di secondo livello a favore della produttività: è questo il fulcro dell’accordo firmato tra Confindustria, Rete Imprese Italia, Abi, Ania e Alleanza delle Cooperative e presentato a Cgil, Cisl, Uil e Ugl.

Il testo definitivo dell’intesa tra imprese e sindacati sulla produttività dovrebbe arrivare entro il 18 ottobre, ovvero prima del vertice UE al quale parteciperà il premier Mario Monti.

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I punti nodali della bozza del documento per la produttività implicano maggiore flessibilità, più controlli sui dipendenti e retribuzioni rapportate agli obiettivi di produttività.

Nuove condizioni contrattuali

Nella bozza di accordo trovano spazio: flessibilità degli orari di lavoro, stretta sui permessi, turnover e occupazione giovanile tramite il part-time per lavoratori vicini alla pensione, riforma dell’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori (che vieta l’uso di strumenti di controllo a distanza dei dipendenti).

Si tratta di definire un modello contrattuale che dia:

  • al contratto di 2° livello «il compito di aumentare ulteriormente la crescita della produttività correlando a tale aspetto le retribuzioni reali dei lavoratori»;
  • al contratto collettivo nazionale di lavoro, «la funzione di garantire i trattamenti economici e normativi comuni per tutti i lavoratori per tutti i lavoratori, ovunque impiegati nel territorio nazionale», anche attraverso idonee politiche fiscali di vantaggio.

Sul part-time per i lavoratori prossimi al pensionamento,  Susanna Camusso (Cgil) ha spiegato che si tratta di  ”una vecchia proposta della Cgil che ha però il problema dei contributi figurativi e dei contributi che si perdono”: necessario, dunque, aggiustare il tiro con un quadro legislativo (”non si risolve con un patto tra parti”).

Con lo scopo di dare modo alle parti sociali di definire accordi a favore della produttività, infatti, è necessario definire intese specifiche ed «un sistema di relazioni sindacali e contrattuali regolato e, quindi, in grado di dare certezze non solo riguardo ai soggetti, ai tempi e ai contenuti della contrattazione collettiva ma anche sull’affidabilità ed il rispetto delle regole stabilite».

Per tale motivo viene chiesto al Governo di «intervenire semplificando la normativa relativa ai tempi di lavoro, anche con riferimento alla modulazione multi periodale degli orari».

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E l’Esecutivo ha dimostrato di dare grande importanza agli «obiettivi di produttività, di qualità, di redditività, di efficacia, di innovazione, di efficienza organizzativa e altri elementi rilevanti ai fini del miglioramento della competitività del sistema produttivo» indicati nella bozza dell’intesa, ad esempio destinando alla detassazione del salario di produttività 1,6 miliardi di euro per il 2013 e 2014 nella Legge di Stabilità.