Precari e anche sottopagati, perlomeno in confronto ai dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato: è la fotografia scattata dall’ISFOL sugli stipendi dei lavoratori italiani, messi a confronto in base alla tipologia contrattuale, tra cui il tanto dibattuto e osteggiato contratto a tempo determinato.
Proprio questi risultano tra i più penalizzati, con retribuzioni inferiori almeno del -28% nel 2011 rispetto ai colleghi con posto fisso. Per questi ultimi, lo stipendio medio è di 1.313 euro, contro i 945 euro dei precari.
Ad incidere sull’abbassamento del salario medio è il proliferare di lavoratori occupati a tempo parziale: 25,5% a tempo determinato contro il 14,9% dei lavoratori a tempo indeterminato.
In ogni caso il gap retributivo tra queste due forme di lavoro sembra essere un duro effetto della crisi economica che ha portato ad un incremento delle proposte di lavoro a tempo determinato affiancato da un contemporaneo abbassamento del livello salariale.
Assunzioni a tempo indeterminato e stipendi in calo in Italia
Effetti che vanno a colpire ogni fascia di età, anche se si registra una presenza pari al 50% dei lavoratori precari – quindi non protetti da scatti di anzianità e dalle norme dei contratti collettivi nazionali che impongono un salario minimo – nella fascia sotto i 35 anni. Percentuale che scende al 24% tra coloro che hanno un posto fisso. Approfondisci:
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«Il carattere peculiare dei divari retributivi tra le due forme di lavoro subordinato è la scarsa dinamica dei salari dei tempi determinati: indipendentemente dall’età il salario medio dei lavoratori temporanei rimane sotto i 1.000 euro, mentre il livello retributivo medio dei dipendenti permanenti passa da poco più di 900 euro nella classe di età 15-24 anni ai quasi 1.500 euro nella classe 55-64 anni.ù
Il divario retributivo risulta pertanto crescente con l’età», ha spiegato Aviana Bulgarelli, direttore generale ISFOL.