L’Italia ha un problema di produttività e per colmare questo che è «il più grave degli svantaggi competitivi» ci vuole un patto fra le parti sociali, sindacati e imprese. A parlare è il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, che in un’intervista alla Stampa affronta fra gli altri temi relativi alle sfide per il mondo del lavoro e delle imprese.
In particolare, il problema è la «produttività del lavoro» spiega il ministro. E «questo fondamentale fattore di competitività e di crescita», più che nelle mani della politica è «nelle mani delle parti sociali».
I numeri sulla produttività del lavoro: «in 10-15 anni abbiamo perso almeno 10 punti rispetto alla media europea, ancor di più rispetto a Germania e Francia».
E allora, bisogna affrontare la situazione «tutti insieme e con grande urgenza: il rischio di uscire dal mercato in moltissimi settori è molto elevato».
Aprire una questione di produttività del lavoro fra le parti sociali significa aprire un confronto fra imprese e sindacati. Passera è insieme ottimista e diplomatico. «Per mia esperienza, sia nell’industria, che in banca che alle Poste» premette, «ho potuto constatare che quando al sindacato si presentano grandi progetti di ristrutturazione, ma anche di rilancio, quando i sacrifici si distribuiscono equamente così come i benefici, quando c’è un progetto condiviso, il sindacato c’è e ci sta».
Naturalmente, prosegue il titolare dello Sviluppo Economico, «bisogna parlarsi chiaro e sulla produttività lo sappiamo tutti che lo spazio è significativo: la prospettiva è di mettere in tasca ai lavoratori più soldi, perché parte di quell’aumento di produttività deve andare a loro, mentre l’altra parte deve mettere le aziende in grado di competere più efficacemente sul mercato».
Perché la produttività diventi un punto di forza del paese, è necessario «un forte patto e un impegno condiviso da imprese e sindacato». Obiettivo: «un grande recupero del tipo di quello che dieci anni fa la Germania ebbe il coraggio di fare».
Dunque: imprese e sindacati impegnati in un nuovo patto per la competitività (al meeting di Rimini il ministro Passera aveva usato l’espressione: sana concertazione). Lo stato deve fare la sua parte, creando «buone regole e controlli adeguati, infrastrutture moderne, giustizia veloce» e ancora un’istruzione che crei le giuste competenze, «una pubblica amministrazione efficiente». Lo Stato deve anche «incoraggiare fiscalmente gli imprenditori che investono in innovazione, che vanno alla conquista dei mercati esteri e crescono dimensionalmente».