La valutazione del rischio di insolvenza delle imprese è in preoccupante deterioramento in tutta l’Eurozona, con le aziende italiane in cima alla lista: questo l’allarme lanciato dalla BCE nel suo bollettino di agosto 2012, nel quale si legge come le imprese della penisola abbiano mostrato un netto incremento dei tassi di insolvenza tra metà del 2010 e il primo semestre del 2012.
Incertezza nell’area euro
Se un pesante clima di incertezza caratterizza tutta la zona euro, infatti, la situazione delle imprese italiane mostra cifre peggiori per quanto concerne le insolvenze, tanto che la BCE si mostra propensa a mettere in atto programmi di intervento straordinari esortando tuttavia i Paesi europei a fare ricorso al Fondo Salva Stati.
«Tra i paesi più grandi dell’area dell’euro, l’incremento è stato particolarmente pronunciato per le imprese italiane e piuttosto moderato per quelle olandesi e tedesche. Al tempo stesso, la debole domanda di fondi esterni da parte delle imprese è ascrivibile alla maggiore propensione a trattenere gli utili attingendo alle riserve di liquidità accumulate e a ridurre la leva finanziaria complessiva.»
Allarme disoccupazione
Il bollettino diffuso dalla BCE rende nota anche la grave crescita della disoccupazione nell’Eurozona, con un incremento dei posti di lavoro persi nel terzo trimestre del 2012 che tocca da vicino sia l’industria sia i servizi. Le strategie attuabili per frenare questo trend riguardano sia l’attuazione di misure volte a favorire la concorrenza sia interventi finalizzati a incentivare la formazione di un mercato del lavoro basato sull’efficienza e la flessibilità.
Sulle dichiarazioni della BCE interviene anche il Codacons, che sottolinea come l’insolvenza delle imprese sia principalmente causata dal brusco calo dei prestiti e dalle difficoltà nell’accesso al credito, e questo nonostante le operazioni di rifinanziamento alle banche effettuate dalla stessa Banca Centrale Europea nel dicembre 2011 e nel febbraio 2012.
«La BCE non intende porre rimedio a questa situazione, né immettendo nuova liquidità nel sistema, nell’ipotesi che le banche siano effettivamente impossibilitate a prestare soldi, con una nuova operazione Ltro, né abbassando il costo del denaro, né scoraggiando le banche dal parcheggiare somme, facendo loro pagare un prezzo, cosa decisamente auspicabile. Ricordiamo che tra il 2008 e il 2011 gli Stati Europei hanno speso, in aiuti di stato per le banche in crisi, 4.500 miliardi di euro. Che fine hanno fatto?»