La riforma delle professioni è stata approvata dal Consiglio dei Ministri e ora si attende la pubblicazione del testo in Gazzetta Ufficiale.
Una riforma delle professioni nella quale vengono portati a termine interventi i cui principi generali sono stati inseriti nella manovra bis di agosto scorso, approvata dal governo Berlusconi, e nel decreto liberalizzazioni del governo Monti (Dl 1/2012).
Più in particolare si è detto addio alle tariffe professionali regolamentate dagli Ordini, per lasciare il posto ai parametri relativi alle spese di giustizia.
La versione definitiva della riforma delle professioni recepisce le richieste di modifica del Consiglio di Stato e del Parlamento:
- rivista la definizione di professione regolamentata;
- niente tirocinio obbligatorio (soprattutto per gli ordini che non lo prevedevano);
- il termine dei 18 mesi di tirocinio può essere anche più breve;
- eliminata l’incompatibilità per i dipendenti pubblici di tempo parziale e full-time.
Non vengono invece recepite le indicazioni del CdS in termini di pubblicità: rimane l’obbligo di fare una pubblicità funzionale all’oggetto.
Tra le novità più interessanti trapelate a margine del CdM c’è poi l’obbligo per il professionista di avere una assicurazione a tutela del cliente da eventuali danni. Sì alla negoziazione delle convenzioni collettive con gli ordini professionali che dovrà avvenire entro il termine di 12 mesi ma senza l’obbligo per le compagnie di stipulare la polizza.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente del Comitato unitario dei professionisti, Marina Calderone, «perché le criticità che avevamo evidenziato sono state chiarite», così come è stata cambiata la riforma delle professione è «un buon strumento per consentire un’applicazione differenziata nei singoli ordinamenti, tarata sulla base delle esigenze di categoria».