La riforma del lavoro dovrebbe chiudersi prima dell’appuntamento con il Consiglio d’Europa (CoE) previsto per fine giugno: lo ha confermato il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, nel corso del convegno di Assisi sulla crisi economica.
La riforma è infatti vista come una priorità per uscire dalla crisi, tanto dal Governo quanto dalle istituzioni europee: secondo il FMI (Fondo Monetario Internazionale), per migliorare le condizioni del mercato del lavoro in Italia e trainare la ripresa bisogna decentralizzare la contrattazione salariale, così da dare maggiore rilievo alle peculiarità regionali, differenziando anche i salari del settore pubblico e revisionando il sistema di incentivi fiscali per i contratti di secondo livello.
Per il FMI, inoltre, «le misure di liberalizzazione devono essere attuate» per ridurre i costi per fare impresa mediante un processo di semplificazione amministrativa e vanno incoraggiate «le privatizzazioni a livello centrale e dei governi locali, per frenare il coinvolgimento dello Stato nell’economia e ridurre il debito», oltre a «rafforzare l’efficienza del sistema giudiziario».
In pratica, il FMI punta ad una politica spinta di riforme strutturali in Italia, per avviare il motore della crescita di pari passo con le leve per il risparmio e la razionalizzazione della spesa. E di tutte le prossime riforme in via di attuazione in Italia, la prossima è proprio quella del lavoro.
«La riforma è già stata approvata da un ramo del Parlamento», ha spiegato intato Passera, «quindi ci sono tutti i presupposti per cui si possa arrivare con anche questa riforma conclusa» in Consiglio (27-28 giugno).
Anche il Decreto Sviluppo contiene numerosi stimoli all’economia e prevede riforme strutturali, come nel campo fallimentare e finanza d’impresa, che mirano ad aiutare le imprese. «È chiaro che non verremo meno all’impegno di mantenere i conti pubblici in ordine, come ci siamo impegnati con il resto del mondo», ha chiarito Passera, «però vengono mobilitate parecchie risorse private, comunitarie e anche pubbliche».
Il ministro si è espresso anche sulla questione Grecia, valutando positivamente il voto di Atene in ottica di permanenza del Paese all’interno dell’Eurozona scongiurando così pericolosi effetti domino a danno di Spagna e Italia.