Con gli esodati il ministro del Welfare Elsa Fornero ha tirato troppo la corda, tanto che ora rischia di spezzarsi: dopo il balletto dei numeri, sfociato in un richiamo da parte di Fornero ai vertici INPS, tocca al ministro la convocazione in Aula alla Camera per dare conto degli errori commessi.
Idv e Lega hanno infatti presentato una mozione di sfiducia congiunta contro il ministro Fornero per come ha mal gestito l’intera questione dei lavoratori esodati.
Fornero dovrà rispondere in Aula – il 19 giugno alle 16:30, come stabilito dalla Conferenza dei capigruppo del Senato – delle decisioni prese in seguito alla riforma delle pensioni, che ha lasciato centinaia di migliaia di lavoratori senza pensione né stipendio: il decreto studiato dal ministro ne mette al riparo solo 65mila persone e la Clausola di Salvaguardia nel Milleproroghe prevede di finanziare il pensionamento degli esclusi solo se si arriverà ad un decreto con cui le aziende private contribuiranno finanziariamente attraverso un incremento delle aliquote contributive non pensionistiche.
La mozione fa seguito a tutta una serie di errori, in parte anche ammessi da Fornero, che però ha anche rilasciato dichiarazioni shock: «la gestione della problematica inerente i cosiddetti esodati da parte del ministro del Lavoro e delle politiche sociali, con affermazioni sconcertanti, merita disapprovazione e biasimo» si legge nelle premesse di Idv e Lega.
Le dichiarazioni di Fornero, secondo la Lega «presuppongono un intento di non assumersi alcuna responsabilità per aver cambiato le regole in corsa».
È incresciosa in particolare la storia della Relazione INPS: “grave” il comportamento tenuto dal ministro e la sua volontà di tenere nascosto il vero numero degli esodati. «Per tali motivi visto l’articolo 94 della Costituzione e visto il Regolamento della Camera dei deputati» si legge nella mozione (accorpata dopo che erano stati preparati due testi distinti) «si esprime la propria sfiducia al ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Elsa Fornero, e la impegna a rassegnare le proprie dimissioni».