Sono migliaia i lavoratori esodati ancora in attesa di una soluzione dal Governo, dopo che la riforma delle pensioni li ha lasciati senza un assegno né di pensione né di lavoro, e mentre continua il balletto sui numeri ci sono imprese che si preoccupano per il costo aggiuntivo che graverà sulle loro spalle.
A pagare gli errori di valutazione del Governo nella riforma delle pensioni prima e nel Decreto Esodati ora – errori ammessi dallo stesso ministro del Welfare Elsa Fornero – saranno infatti le imprese, che dovranno accollarsi un generalizzato aumento del costo del lavoro.
E non si tratta di vittimismo o di una lamentela ingiustificata: a prevedere questo aggravio per le imprese italiane è una disposizione di legge contenuta nel decreto Milleproroghe (ART. 6-bis. – Clausola di salvaguardia).
Parte delle risorse che serviranno al Governo per trovare una soluzione per gli esodati rimasti fuori dal decreto che ne salvaguarda solo 65mila su una platea di potenziali 390mila, potranno dunque essere chieste alle imprese.
Risorse esodati da imprese: aumento costo del lavoro
Fondamentalmente, la norma voluta da Fornero stabilisce che, una volta raggiunto il limite delle risorse previsto, per poter includere nuovi soggetti interessati alla concessione del beneficio dell’anticipo del pensionamento, verranno stabiliti – con un decreto del ministro del Lavoro di concerto con quello dell’Economia – incrementi delle aliquote contributive non pensionistiche.
Si legge infatti nella Clausola di salvaguardia: […] le ulteriori domande […] potranno essere prese in considerazione […] solo a condizione che, con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sia stabilito un incremento delle aliquote contributive non pensionistiche a carico di tutti i datori di lavoro del settore privato […].
Si tratta di aliquote che non generano un aumento della pensione per i lavoratori in essere, ma vanno a garantire la copertura finanziaria necessaria a quelli esodati, e sono a carico dei datori di lavoro del settore privato.
Attualmente, sembra che la copertura del Governo riguardi 180mila lavoratori (coloro che hanno risolto il proprio rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011). Quindi, secondo le ultime stime INPS (che parlano di 390.200 esodati) il costo di 145.200 lavoratori salvaguardati dalla riforma delle pensioni sarà a carico delle imprese.
E’ possibile che vengano addebitati alle imprese anche parte dei costi dei 180mila esodati già “protetti”, con lo scopo di non rischiare di dovere respingere domande di pensionamento per carenza di risorse.
L’ aumento del costo del lavoro conseguente ancora non è quantificabile, perché dovrà essere stabilito da un apposito decreto del ministro del Welfare.
Numeri esodati: Ministero vs. INPS
- lavoratori in mobilità al 4 dicembre 2011: per il Ministero 29.050, perl’INPS 45.000;
- lavoratori a carico di fondi di solidarietà, con pensionamento a 62 anni d’età: 17.710, contro 26.200;
- lavoratori che stanno pagando la contribuzione volontaria: 10.250 contro 133.000;
- dipendenti pubblici esonerati dal servizio alla data del 4 dicembre 2011: 950 contro 2.670;
- genitori di soggetti con grave disabilità: 150 contro 3.330;
- lavoratori che hanno risolto il proprio rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011 in applicazione di accordi individuali e/o collettivi di incentivo all’esodo: 6.890 contro 180.000.
Ed ecco che il totale degli esodati passa dai 65mila stimati dal Governo ai 390.200 dell’ultima relazione INPS.