Archiviaro il decreto sui primi lavoratori esodati – i 65 mila salvaguardati dalla riforma delle pensioni – si riaccende la tensione sulle nuove stime, quelle sugli esodati esclusi dall’esonero Fornero e ancora in cerca di una “soluzione per tutti”: l’INPS ha presentato al Governo un nuovo calcolo, che anche stavolta ammonta a quasi 400mila lavoratori (390.200) , confermando l’inadeguatezza del Decreto Esodatti già criticato da sindacati e partiti.
La relazione INPS è stata consegnata in forma riservata al Ministero del Lavoro firmata dal direttore generale dell’Istituto, Mauro Nori, ma le stime sono trapelate e giunte presso alcune testate giornalistiche senza la conferma ufficiale né dal ministro Fornero né dell’INPS.
Esplosa la bomba, Elsa Fornero ha subito convocato i vertici INPS e ci si è affrettati a smentire: «l’INPS non ha fornito stime diverse e ulteriori rispetto al tema dei salvaguardati. I documenti tecnici dell’INPS hanno consentito al Ministero di formulare il decreto con la salvaguardia prevista per i 65.000 lavoratori per i prossimi 24 mesi e per alcune categorie anche oltre i 24 mesi».
Protesta dei sindacati
I rumors hanno ovviamente fatto tornare i sindacati sul piede di guerra: «la relazione INPS ha confermato quanto il sindacato ha sostenuto in questi mesi: la riforma previdenziale, in assenza della gradualità necessaria ad offrire il giusto accompagnamento alla pensione per le persone che erano ai limiti del raggiungimento dei vecchi requisiti pensionistici, ha prodotto una ferita nel Paese lasciando centinaia di migliaia di persone senza un reddito da lavoro o da pensione», dice il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, riferendosi agli esodati.
Sulla base di quanto emerso, o meglio confermato, «la Cisl ritiene che il Governo ed il ministro Fornero, debbano riconoscere che il decreto sui 65mila esodati, firmato la scorsa settimana, è insufficiente e quindi è necessaria una immediata convocazione delle parti sociali per individuare le opportune soluzioni e coperture economiche per l’intera platea dei lavoratori».
Se non verrà trovata una soluzione per tutti la Cgil è pronta allo sciopero generale, lo ha dichiarato la leader Susanna Camusso che ha anche criticato la gestione dell’INPS: «non c’è trasparenza».
Per la Uil la soluzione è semplice: «basta con il balletto dei numeri, si riconoscano tutti gli accordi firmati entro il 31 dicembre 2011». Un’affermazione che trova l’accordo un po’ di tutti, Cisl e Ugl in prima fila.
Critiche e sfiducia
La diffusione di documenti parziali e non ufficiali da parte dell’INPS ha alzato un polverone che non è andato giù a Fornero, la quale ha convocato sia il presidente INPS, Antonio Mastrapasqua, che il direttore generale Mauro Nori, per un richiamo.
Elsa Fornero ha riservato parole durissime per i vertici INPS, suggerendo (poco velate) dimissioni: «se fossimo in un settore privato questo sarebbe un motivo per riconsiderare i vertici».
Mastrapasqua ha preferito non commentare, ma tutte le forse politiche hanno preso le distanze dal ministro, dal Pd al Pdl.
Antonio Leone, vicepresidente della Camera, ha persino invitato il Governo a nominare un consulente per la Fornero, criticando con amara ironia l’apparente inadeguatezza tecnica di questo governo tecnico: «Quella degli esodati è una questione che va risolta non solo per un’esigenza di giustizia verso gli interessati, ma anche per salvaguardare l’immagine del paese. Risulta incomprensibile a tutti come un governo responsabile abbia varato la riforma delle pensioni senza preoccuparsi dei tanti che, nel rispetto di una legge dello Stato, avevano acconsentito a lasciare anzitempo il posto di lavoro».
La stessa Fornero aveva già ammesso di aver sbagliato in tema di riforma delle pensioni e nell’annuncio del decreto per gli esodati lo stesso Governo scriveva di essere consapevole di non aver risolto del tutto il problema di questi lavoratori.
Consapevolezza poi confermata dal ministro del Welfare: «il Governo è consapevole che il provvedimento non esaurisce la platea di persone interessate alla salvaguardia come, in particolare, i lavoratori per i quali sono stati conclusi accordi collettivi di uscita dal mondo del lavoro e che avrebbero avuto accesso al pensionamento in base ai previgenti requisiti – non prima del 2014 – a seguito di periodi di fruizione di ammortizzatori sociali», come rimane fermo da parte del Ministero «l’impegno per questi altri lavoratori a trovare soluzioni eque e finanziariamente sostenibili».