L’ISTAT ha diffuso le rilevazioni 2011 sull’occupazione in Italia, distinti in tre categorie: disoccupati, inattivi e sottoccupati. Tra disoccupati e inattivi, l’ISTAT ha individuato in tutto circa 5 milioni di Italiani potenzialmente impiegabili nel processo produttivo.
Nel 2011, gli “inattivi” – ovvero gli individui che non cercano attivamente lavoro ma sono disponibili a lavorare – sono stati 2 milioni e 897mila (+4,8% rispetto al 2010). La quota di questa categoria rispetto alle forze di lavoro è cresciuta tra il 2010 e il 2011 dall’11,1% all’11,6%, un dato superiore alla media europea del 3,6%.
Tra gli inattivi, si distingue il gruppo degli “scoraggiati”, ovvero coloro che dichiarano di non cercare un impiego perché convinti di non riuscire a trovarlo. Secondo le stime ISTAT, si tratta di 1,2 milioni di persone. Lo scoraggiamento riguarda sia gli uomini che le donne e sale al 47% nelle regioni meridionali.
In Italia, gli inattivi che non cercano lavoro rappresentano un gruppo più ampio rispetto ai disoccupati in senso stretto, che sono stimati in 2 milioni 108mila unità; la media europea mostra invece un numero di disoccupati pari a più del doppio degli inattivi, con una percentuale del 4.6% rispetto al 12,1% dell’Italia.
Gli inattivi che cercano lavoro ma non sono subito disponibili a lavorare sono 121mila (-4,4% rispetto al 2010) e rappresentano lo 0,5% delle forze di lavoro, contro una media europea dell’1%.
I sottoccupati part-time sono invece 451 mila (+3,9% rispetto al 2010) e rappresentano l’1,8% del totale delle forze di lavoro. La media europea è invece del 3,6%.
“Disoccupati, inattivi, sottoccupati”