«L’accesso al credito per le imprese sta diventando sempre più difficile, in particolar modo per le Pmi» è parte dell’appello, nero su bianco, che Confindustria rivolge alla Commissione Europea per denunciare il dilagare del credit crunch e le difficoltà delle piccole e medie imprese di sopravvivere senza liquidità.
Con una lettera congiunta, Emma Marcegaglia e Hans-Peter Keitel – i due numeri uno delle rispettive Confindustria italiane e tedesca (BDI) – hanno spiegato le proprie ragioni al presidente della Commissione UE Josè Manuel Barroso e al presidente di turno del Consiglio, Fredrik Reinfeldt.
La soluzione più immediata? Rivedere le regole di Basilea 2 in tema di requisiti patrimoniali degli istituti di credito.
«Le prospettive per la seconda metà dell’anno non sono rassicuranti», si legge nella lettera, che ipotizza «conseguenze drammatiche per gli investimenti e per l’occupazione in due delle principali economie UE».
In pratica, Confindustria lamenta la scarsa collaboratività delle banche che, invece di aiutare le aziende in diffcoltà, hanno stretto ancor di più le maglie burocratiche e normative che consentirebbero di elargire credito alle imprese.
«Le banche hanno inasprito la loro offerta di credito per una serie di motivi ma vorremmo evidenziare, in particolare, i nocivi effetti prociclici dell’Accordo di Basilea 2 sui requisiti patrimoniali degli istituti di credito», si sottolinea nella lettera.
«La prevista revisione del quadro regolamentare potrebbe giungere troppo tardi per molte imprese. Di conseguenza, Bdi e Confindustria ritengono che l’UE debba urgentemente allentare i requisiti patrimonali delle banche e le metodologie di valutazione del rischio per facilitare l’accesso al credito delle imprese ed una rapida ripresa economica».