La riforma del lavoro ha iniziato il suo iter in Senato (che dovrebbe concludersi entro il 2 maggio) e, per definire gli emendamenti al disegno di legge, il segretario del Pdl Angelino Alfano ha incontrato Emma Marcegaglia di Confindustria, i rappresentanti delle organizzazioni datoriali tra cui Marco Venturi di Rete Imprese Italia e il direttore generale dell’ABI Giovanni Sabatini.
Dall’audizione con le imprese è uscito un fronte comune per chiedere al Governo più flessibilità in entrata visto che «sull’articolo 18 c’è la consapevolezza che non sarà cambiato, quindi c’è accettazione», ha spiegato il vicepresidente della commissione Lavoro, Giuliano Cazzola.
Imprese e maggioranza
Alfano ha dunque chiesto a Monti di poter almeno cambiare, nella riforma del lavoro, le procedure di assunzione». I punti cruciali riguardano l’alleggerimento dei vincoli per i contratti di apprendistato e per i collaboratori / partite IVA, oltre alle modifiche all’istituto dei contratti a termine.
Marcegaglia ha chiarito che l’incontro con il Pdl si è «condiviso gli obiettivi su alcune modifiche anche se non ci sono ancora proposte comuni».
In ogni caso la riforma del lavoro va cambiata, soprattutto per le piccole aziende perché c’è il concreto «rischio che senza modifiche si alimenti il sommerso», ravvisa il segretario generale di Confartigianato, Cesare Fumagalli.
Cgil e opposizione
Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani sarebbe meglio non stravolgere la riforma rispetto al testo del ddl per evitare un allungamento dei tempi di approvazione: «occorre passare alla crescita perché deve essere chiaro che con queste nuove regole non si risolve il problema dell’occupazione».
Per Susanna Camusso della Cgil è necessario «ridare certezze al lavoro», perché «l’aumento della precarietà ha indebolito ulteriormente la nostra economia, ha bruciato due generazioni di giovani che non hanno una prospettiva certa, credo che sia inevitabile cambiare strada».
Governo
Intanto il ministro del Welfare, Elsa Fornero ha definito “pragmatica” la scelta del Governo di non inserire nella riforma del lavoro un contratto unico: «Pur in presenza di una corrente di pensiero favorevole alla introduzione di un contratto di lavoro unico in luogo delle diverse tipologie contrattuali oggi esistenti, il Governo ha voluto mantenere l’attuale sistema, nella consapevolezza degli effetti positivi che esso ha generato nel tempo», ha spiegato il ministro.
Fornero ha parlato anche del tanto discusso articolo 18 e dell’indennizzo fino a 24 mesi previsto per i lavoratori illecitamente licenziati per motivi economici, ritenendola una misura giusta (al contrario di chi la giudica un eccesso) soprattutto quando ad essere coinvolti sono ultracinquantenni difficilmente ricollocabili.
Anche qui quella mostrata dal Governo è «un’attitudine pragmatica» che «ha ispirato anche il tema della flessibilità in uscita in particolare la revisione dell’articolo18. L’impianto della riforma prevede che in presenza di licenziamento illegittimo, al lavoratore spetti il reintegro solo al verificarsi di determinate ipotesi».