Sale la tensione sul numero degli esodati penalizzati dalla riforma delle pensioni, su cui il ministro del Lavoro Elsa Fornero elaborerà le contromosse del Governo per salvare i lavoratori rimasti senza né pensione né stipendio, decine di migliaia in attesa di conoscere la loro sorte.
Aspettando quelle ufficiali del Ministero, le anticipazioni sono state fornite dal direttore generale dell’INPS, Mauro Nori: i lavoratori in uscita nei prossimi 4 anni – esclusi dalle deroghe alla riforma delle pensioni – dovrebbero essere circa 130mila.
Il numero complessivo è maggiore, ma molti per fortuna rientrerebbero comunque nei nuovi requisiti pensionistici: quelli che entreranno in mobilità sulla base di accordi siglati entro dicembre 2011 sono 45mila, 13-15mila rientrano nel fondo di solidarietà del credito e 70mila usciranno dal mercato del lavoro per accordi volontari.
Secondo il segretario Ugl Giovanni Centrella invece «gli esodati sono più di 350mila», numero al quale si arriva aggiungendo alle cifre INPS le contribuzioni volontarie tra le quali trova posto parte della platea degli esodati.
Fornero ha comunque promesso entro giugno una soluzione (non si sa per quanti però), prendendo tempo per la diffusione ufficiale delle stime sul numero di lavoratori esodati. Un calcolo fondamentale per capire se ci saranno risorse sufficienti a garantire la copertura per tutti, senza andare ad impattare sulle aziende nelle quali gli esodati erano impiegati.
Ad attendere le decisioni del Governo ci sono anche le aziende con le quali gli esodati hanno preso accordi per lasciare il posto in anticipo, convinti che a breve avrebbero maturato i requisiti per il pensionamento, facendo riferimento alle regole previdenziali antecedenti alla riforma delle pensioni.
Una delle ipotesi paventate, poi smentita dal Ministero, prevedeva l’annullamento degli accordi stipulati tra esodati e azienda, cosa impossibile visto che nella quasi totalità dei casi a spingere verso la soluzione dell’uscita anticipata dal mercato del lavoro sono state le difficoltà economiche delle imprese, che potrebbero non essere in grado di reintegrare i lavoratori esodati.
È emblematico il caso delle Poste, i cui esodati sono 5mila e il cui presidente rivela: impossibile riprenderli neanche in minima parte, anche perché alcuni esodati «sono stati incentivati assumendo i figli».
Intanto per il 13 aprile Cgil, Cisl e Uil confermano la manifestazione nella Capitale pro esodati, ma anche contro lo scandalo delle ricongiunzioni onerose e dei lavoratori in mobilità senza più reddito. I tre sindacati confederali tornano dunque a manifestare insieme sul tema delle pensioni.