La riforma del lavoro continua a far discutere: in molti, imprese e PMI in primis, chiedono con forza che, durante il suo iter parlamentare, il disegno di legge presentato dal premier Mario Monti e dal ministro del Welfare Elsa Fornero venga rivisto in alcuni punti.
La presidente uscente di Confindustria, Emma Marcegaglia, a nome delle imprese denuncia l’eccessiva pressione fiscale e precisa che sulla riforma del lavoro non si chiede «di stravolgere tutto però ci sono alcuni punti, in particolare sulla flessibilità in entrata che se non dovessero venire cambiati non solo non creerebbero nuova occupazione ma rischierebbero di ridurla».
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«In un momento difficile come questo, tutto dobbiamo fare tranne che rischiare di ridurre l’occupazione. Quindi, presenteremo una serie di proposte al Governo e ai partiti su questi temi».
Marcegaglia ha parlato anche dell’articolo 18, in quanto quella contenuta nel disegno di legge – rimettere in mano ai giudici anche le decisioni sui licenziamenti per motivi economici – «è una soluzione che ridà incertezza».
«Questo non vuol dire che non ci sia stato un avanzamento: oggi i giudici devono reintegrare se c’è stato un licenziamento illegittimo, domani il giudice potrà scegliere entro i paletti definiti: noi vorremmo che si ragionasse anche su questo punto».
Intanto, le imprese si sono organizzate programmando il meeting odierno volto a trovare un fattore comune sul quale fare leva con il Governo.
Il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, inoltre, ha convocato invece per la prossima settimana l’ABI e le rappresentanze delle associazioni imprenditoriali per discutere delle chiavi sui quali puntare per sostenere la ripresa economica delle imprese italiane.
Nodo cruciale è il tema dell’accesso al credito e l’annoso problema del ritardo nei pagamenti della PA.
La stessa Marcegaglia, nel corso di un incontro all’Associazione industriale di Rovigo, ha affermato che si sta «lavorando per mettere a punto una serie di misure che aiutino le imprese. Abbiamo già fatto la moratoria, ma stiamo cercando di fare altre cose che riguardano il pagamento dei crediti della pubblica amministrazione e poi che le banche mettano a disposizione parte dei soldi presi dalla BCE per finanziare gli investimenti a medio termine delle imprese, perché non c’è nemmeno più il credito a medio termine e questo sta bloccando l’economia».
Marcegaglia ha toccato un altro punto nevralgico del sistema italiano: le tasse insostenibili che gravano su imprese e famiglie, rispondendo al ministro Piero Giarda per il quale il problema non può essere risolto con i tagli alla spesa pubblica.
Ma per Marcegaglia «il Governo si deve porre il problema serio di ridurre le tasse. Io credo che il tema delle tasse in questo Paese sia un tema molto serio. Io credo che il taglio della spesa pubblica debba esserci: capisco che una parte serva per l’obiettivo dell’azzeramento del deficit nel 2013, ma questo Paese deve fare un piano per la riduzione della pressione fiscale, soprattutto sui lavoratori e imprese, perché le tasse pesano per il 45% sul PIL e per chi paga le tasse siamo ad una pressione fiscale del 60%, uno dei livelli più alti in Europa e così è molto difficile fare crescita, è molto difficile aumentare i consumi e fare investimenti».
Dello stesso avviso Raffaele Bonanni della Cisl: «occorre unificare gli sforzi per convincere il Governo ad aprire il capitolo delle tasse e della crescita», serve pertanto «un patto nazionale per il Paese che veda la partecipazione e l’impegno responsabile di tutti i soggetti: governo centrale, governi locali, imprese, sindacati, e naturalmente anche le forze politiche che sostengono l’attuale Governo».
Bonanni ha poi sottolineato l’importanza di fare in fretta: «lavoriamo tutti nelle prossime settimane per questo grande obiettivo. La riduzione delle tasse per i lavoratori, i pensionati e le imprese che investono, l’abbattimento del debito pubblico e le misure per stimolare la crescita sono le facce di una stessa medaglia. Non ci può essere un prima ed un dopo. Senza una riduzione delle imposte avremo più recessione e meno occupazione. Come sindacato siamo pronti a mobilitarci per ottenere questa svolta nella politica economica. Ma occorre fare presto».