Il problema dei lavoratori esodati, ormai è cosa nota: è uno dei due più importanti nodi da sciogliere della riforma delle pensioni e il ministro Fornero ammette che prima bisogna «trovare i numeri degli esodati». «Sembra facile», dice, ma non lo è affatto.
Per quantificare le risorse che servono per mandarli in pensione è necessario sapere quanti sono i lavoratori esodati penalizzati dall’ultima riforma delle pensioni.
La difficoltà, spiega il ministro Fornero, sta nel fatto che «ci sono accordi collettivi che esplicheranno i loro effetti nei prossimi anni, ci sono accordi individuali che dobbiamo far emergere. Vorrei che anche quelli che ironizzano sul fatto che non si trovano i numeri in tempi brevi venissero e vedessero le difficoltà degli screening che stiamo facendo».
Eppure non si può procrastinare nel trovare una soluzione adatta a risolvere la situazione di quei lavoratori che, essendosi accordati con le imprese per lasciare il mercato del lavoro in anticipo, essendo cambiata la normativa sulle pensioni ora si trovano senza stipendio ma anche senza assegno previdenziale.
Le cifre sono indispensabili e devono essere precise: una volta che queste stime verranno ultimate «metteremo criteri ispirati all’equità in base ai quali consentire il pensionamento anticipato ai sensi della norma che è stata approvata».
Niente verrà lasciato all’improvvisazione, «vogliamo fare un lavoro serio per consentire il pensionamento anticipato sulla base delle norme» precisa il ministro.
Le stime sono state affidate ad un tavolo tecnico permanente tra il Ministero del Lavoro, quello dell’Economia, la Ragioneria dello Stato e l’INPS che si è riunito per la prima volta in questi giorni, l’obiettivo è di fornire «al ministro del Lavoro entro 7 giorni le indicazioni utili a emanare il previsto decreto interministeriale Lavoro-Economia, entro il termine del 30 giugno fissato dalla legge».
Per il momento la Cgil, per voce del segretario confederale Vera Lamonica, ha espresso soddisfazione ritenendo il tavolo tecnico sugli esodati «un primo effetto della manifestazione unitaria di protesta convocata dai sindacati per venerdì 13 aprile. L’abbiamo chiesto da molto tempo, quando è stata varata la riforma delle pensioni, quindi ora siamo contenti che sia stato convocato, ma certo si poteva fare molto prima».
Lamonica lancia però uno spunto di riflessione: «se questo tavolo produrrà, come si è impegnato a fare, risultati entro 7 giorni, non vedo perché dobbiamo aspettare giugno per trovare una soluzione»?