Riforma del mercato del lavoro approvata: il Consiglio dei Ministri ha varato la nuova disciplina sul diritto del lavoro in forma di disegno di legge “salvo intese”: questo significa che il testo della riforma verrà redatto in dettaglio nei prossimi giorni, ma si baserà essenzialmente su quanto ad oggi proposti da Monti e Fornero, senza nessuna concessionealle richieste dei lavoratori, dei sindacati e delle PMI.
La riforma dell’articolo 18
Su articolo 18 e licenziamenti nulla cambia rispetto a quanto imposto dalla bozza originale, che di fatto modifica radicalmente le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori: niente reintegro in caso di licenziamento per motivi economici.
Anzi: viene introdotto un rito abbreviato per le controversie tra azienda e dipendente che ritiene di essere stato licenziato ingiustamente (senza il requisito della necessità economica).
“Si tratta di una riforma lungamente attesa dal Paese, fortemente auspicata dall’Europa e per questo discussa con le Parti Sociali con l’intento di realizzare un mercato del lavoro dinamico, flessibile e inclusivo, capace cioè di contribuire alla crescita e alla creazione di occupazione di qualità, di stimolare lo sviluppo e la competitività delle imprese, oltre che di tutelare l’occupazione e l’occupabilità dei cittadini, riferisce la nota ufficiale di palazzo Chigi, secondo cui il disegno di legge “è il frutto del confronto con le parti sociali”.
Le proteste
Eppure non ci stanno proprio i sindacati: la Cgil ha indetto sciopero generale per protestare contro la riforma dell’articolo 18 i sui licenziamenti senza giusta causa.
Persino l’Ugl si è dichiarato contrario alle modifiche apportate all’articolo 18, considerando come le altre sigle sindacali questa riforma una porta aperta per possibili abusi delle imprese nei confronti dei dipendenti, ora facilmente licenziabili.
L’iter della riforma
Così come preannunciato, il Governo ha scelto di proseguire sulla strada del disegno di legge invece che del decreto legge, per dare più spazio al dibattito parlamentare. L’altra opzione in gioco era la legge delega.