Tra i temi caldi della bozza finale della riforma del lavoro c’è anche la revisione dei contratti nazionali del lavoro.
La riforma del mercato del lavoro, così come studiata da Fornero e Monti, in teoria si focalizza sul contratto a tempo indeterminato come colonna portante che «domina su altri per ragioni di produttività e di legame tra lavoratori e imprese», con premi per la stabilizzazione dei lavoratori.
Vengono poi rafforzati i contratti di apprendistato come canale di accesso preferenziale al mercato del lavoro: ma un «apprendistato vero», un «investimento per la formazione» e non escamotage per sfruttare i giovani.
Per lo stesso motivo si dirà addio agli stage che saranno possibili solo per motivi formativi: «vogliamo eliminare stage gratuiti dopo il periodo formativo» ha dichiarato la stessa Fornero. Insomma: niente più lavoro non retribuito.
Una revisione dei contratti di lavoro che passa dunque per uno “scoraggiamento” dei contratti a termine: il contratto a tempo determinato costerà l’1,4% in più (tranne che per quelli per sostituzione o stagionali) e servirà a finanziare l’indennità di disoccupazione», ovvero la nuova Aspi (assicurazione sociale per l’impiego).
In più non sarà più possibile protrarre i contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi: dopo scatterà il tempo indeterminato.
Fornero ha precisato: «non vogliamo smantellare tutele ma rendere meno blindato il contratto subordinato a tempo indeterminato», l’obiettivo è di combattere il precariato, scoraggiando il circolo vizioso che va a penalizzare soprattutto i giovani.
La soluzione individuata dal Governo è quella di rendere il lavoro precario più costoso e quindi meno conveniente per le aziende. A questa maggiore rigidità fa però anche seguito un bilanciamento parziale derivante dalla definizione di una maggiore flessibilità anche in uscita.
«Vincoli stringenti ed efficaci», ha dichiarato il ministro, contro i contratti intermittenti e a progetto ma anche contro le false partite IVA. In caso di unico committente per oltre sei mesi scatterà il rapporto di lavoro subordinato.
Per le imprese virtuose è previsto un premio di stabilizzazione che permette di recuperare il costo del contratto a tempo determinato se trasformano il contratto in tempo indeterminato
Al contratto di apprendistato si affiancherà il «contratto di inserimento» per chi ha più di 29 anni.
La riforma del lavoro, intanto, si appresta ad arrivare in Parlamento con un testo che non vede l’approvazione di tutte le parti sociali. Più in particolare la voce fuori dal coro è quella della Cgil di Susanna Camusso che continua a contestare la revisione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori proposta da Monti e Fornero.