In un momento tanto caldo per il mercato del lavoro, in attesa di un accordo tra Governo e parti sociali sulla riforma del lavoro, arriva una sentenza della Corte di Cassazione che legittima il licenziamento di un dirigente aziendale nel caso in cui nell’impresa si registri un calo del fatturato.
Il tema dei licenziamenti, lo ricordiamo, è uno dei punti di maggiore scontro per quanto riguarda la riforma del mercato del lavoro.
Non a caso lo scontro tra il ministro del Welfare Elsa Fornero e i rappresentanti sindacali di Cisl, Cgil e Uil si è acceso sulla riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Di particolare rilievo quindi la Sentenza n. 3628 dell’8 marzo 2012 della Corte di Cassazione che di fronte al licenziamento di un dirigente, frutto della decisione dell’azienda di razionalizzare le risorse di fronte alle difficoltà imposte dalla crisi, ha dato ragione all’impresa.
Il fatturato di questa risultava essere evidentemente in calo e l’azienda rischiava di chiudere il bilancio in perdita. Da precisare però che oltre al licenziamento della dirigente, l’organizzazione ha deciso di sopprimere del tutto la posizione in oggetto. In più, perché il licenziamento possa essere ritenuto legittimo deve essere esclusa ogni possibilità di arbitrarietà e pretestuosità.
Al dirigente licenziato, quindi, non è stata riconosciuta alcuna indennità supplementare, che gli sarebbe spettata invece qualora il licenziamento fosse risultato non giustificato.