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Riforma del Lavoro in una Italia in recessione

di Francesca Vinciarelli

Pubblicato 23 Febbraio 2012
Aggiornato 30 Luglio 2013 09:42

Riforma del Lavoro oltre l'articolo 18, per non trascurare temi importanti come il riordino degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione, soprattutto dopo che la UE ha confermato la recessione in Italia per il 2012.

Nuovo incontro-scontro (il quinto) tra Governo e parti sociali sulla riforma del lavoro dopo le tensioni della vigilia del tavolo odierno tra Emma Marcegaglia – che su  articolo 18licenziamenti sostiene la necessità delle imprese di poter essere libere di licenziare “assenteisti, ladri e fannulloni” – e i sindacati, risentiti per la dichiarazione della presidente di Confindustria.

Il tutto, mentre la Commissione Europea rivedeva al ribasso le stime per il 2012 e annuncia che con una contrazione del PIL del -1,3% al posto della prevista crescita dello 0,3%: insomma, l’Italia nel 2012 sarà in recessione.

Ma i “botta e risposta” sulla riforma del lavoro non ci sono stati solo tra Confindustria e sindacati. Anche il segretario nazionale del Pd Pier Luigi Bersani e il ministro del Welfare Elsa Fornero non si sono risparmiati. Il primo annuncia che «senza accordo valuteremo in Parlamento se votare sì» mentre l’altra ribadisce che sulla riforma del mercato del lavoro il Governo andrà avanti anche senza intesa. Entrambi però sono fiduciosi nell’appoggio del Pd ad una “buona riforma”.

Le tensioni distraggono dalla riforma

Tornando sul tema più delicato di questa riforma del lavoro,Fornero ha dichiarato: «discuteremo anche di articolo 18 con apertura e desiderio di non mettere nessuno in difficoltà, guardando ai problemi e cercando di risolverli», aggiungendo anche che agli incontri di questi giorni è emersa una certa «consapevolezza che si tratta di lavorare per il Paese, soprattutto quello rappresentato dai giovani».

Solo pochi mesi fa Confindustria e sindacati marciavano assieme sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori,  impegnati a far sì che le rispettive strutture si attenessero a quanto concordato nell’Accordo Interconfederale. Il riferimento è all’Articolo 8 della Manovra finanziaria estiva che consentiva alle Parti sociali di siglare specifiche intese a livello territoriale, per una parziale e/o completa disapplicazione della norma sul “diritto alla reintegrazione”.

Mettere da parte l’articolo 18

E c’è anche chi, come il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, cerca di riportare la discussione su altri temi centrali per la riforma del mercato del lavoro, affermando che «l’esasperazione del confronto sull’articolo 18 ha messo in secondo piano i temi veri della riforma del mercato del lavoro.

Il riordino degli ammortizzatori sociali e della cassa integrazione, le misure per il rilancio dell’occupazione sono materie che investono a pieno titolo anche l’organizzazione e la gestione degli studi professionali».

In più, lamenta Stella, «nelle ultime settimane il governo ha avviato il confronto con imprese e sindacati sulla riforma del mercato del lavoro, mostrando un’inedita visione miope e parziale che non ci attendevamo. Nella fretta di porre un freno all’uso indiscriminato e a volte inutile della cassa integrazione, il governo ha ristretto il tavolo al mondo del lavoro dipendente, lasciando campo libero ai sindacati e a Confindustria, trascurando completamente il lavoro autonomo e le professioni intellettuali».