Emma Maregaglia ha rivelato, in occasione degli incontri di lunedì con a Padova e a Torino, la volontà di Confindustria di proporre a breve un fondo di investimento volto a supportare la capitalizzazione delle imprese.
I dettagli del progetto che dovrebbe chiamarsi Fondo Italia in realtà non sono ancora stati del tutto svelati.
Dovrebbe però offrire agli investitori una remunerazione garantita da emissioni di titoli, con l’obiettivo di ripatrimonializzare le imprese italiane per 50-60 miliardi di euro.
Il tutto, reso possibile da una governance privata per evitare conflitti politici, dalla presenza di soldi pubblici e privati, da un sistema bancario con logica da Maxi-Fondo Equity e dal capitale pubblico CDP (Cassa Depositi e Prestiti) esterno al recinto di bilancio che fa testo per il deficit europeo.
Il progetto nasce dalla constatazione delle necessità delle imprese di far fronte alle strette al credito messe in atto dal sistema bancario. In attesa di vedere che effetti avranno Basilea 2 e i principi contabili per ridurre gli effetti della prociclicità, che attraverso i requisiti di capitale aggravano le restrizioni creditizie, è necessario evitare che le aziende continuino a “morire” a causa della stretta creditizia.
Occorre quindi ripatrimonializzare le aziende, in modo che queste possano contare su nuovi e più favorevoli moltiplicatori di credito da parte bancaria e le banche possano fondare i propri prestiti su un giusto rischio di credito.
In più, visto l’ormai prossimo scudo fiscale del governo per far rientrare capitali italiani costituiti all’estero, si potrebbe pensare ad un’aliquota unica valida per tutti, anche se poi i capitali potranno essere soggetti a trattamenti diversi. Il capitale tornato in Italia potrebbe così sia essere destinato al rafforzamento patrimoniale delle proprie aziende ma anche all’investimento nel fondo.