«Mentre le piccole imprese cercano con tenacia di superare la crisi economica in atto, facendo leva sulla razionalizzazione delle proprie risorse umane e finanziarie disponibili, il sistema bancario premia le aziende peggiori a danno, in molti casi, delle più meritevoli». Queste le parole della presidente dei Giovani Imprenditori di Confapi, Valentina Sanfelice di Bagnoli, riprendendo i dati di un recente studio della CGIA di Mestre.
Secondo le rilevazioni dell’Associazione Artigiani e Piccole Imprese, il 78% dei prestiti bancari (circa 1.015 mld di euro) nel 2008 è finito nelle casse delle grandi imprese, ossia il solo 10% dei cosiddetti “affidati”.
Di contro a Pmi, professionisiti e cittadini è giunto un restante 22% pari a circa 289 mld di euro, nonostante l’indice di affidabilità più elevato. Un trend valido anche per il 2009?
A confermare la situazione è lo stesso segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, che sottolinea il paradosso dei maggiori prestiti alle grandi imprese: «sono quelli che ricevono la quasi totalità dei finanziamenti dalle banche ma anche quelli meno affidabili».
Un’anomalia tutta italiana, per Bortolussi, che spiega come siano inversamente proporzionali nel nostro Paese prestiti e affidabilità: mentre le grandi aziende sono poco affidabili (con un indice medio di “sofferenza” del 76,8%), le Pmi e i lavoratori autonomi che non hanno potuto restituire i prestiti entro i tempi stabiliti sono stati solo il 23,2%.
Uno scenario che richiama alla mente le polemiche dei mesi scorsi sugli Osservatori provinciali in relazione ai finanziamenti concessi dalle banche, e dalla richiesta delle associazioni d’impresa di un maggior controllo a tutela delle politiche di accesso al credito agevolato per le Pmi, così fortemente pubblicizzato in questi mesi di crisi economica.
Secondo Sanfelice di Bagnoli è necessario «che siano dati alle banche dei codici di disciplina e regolamenti attuativi che garantiscano la maggior parte dei prestiti alle piccole e medie imprese meritevoli, quelle che investono in progetti innovativi e che puntino alla sostenibilità».