Confapi e Simest per l’internazionalizzazione delle Pmi

di Noemi Ricci

Pubblicato 19 Giugno 2009
Aggiornato 7 Febbraio 2023 12:32

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Rinnovata la collaborazione tra Confapi e Simest: più informazione su opportunità e accesso al credito agevolato, e servizi di assistenza e consulenza alle piccole e medie imprese per favorire l'internazionalizzazione

Confapi – la Confederazione della piccola e media Industria privata – e Simest – Società italiana per le imprese all’estero, partecipata in maggioranza dal Ministero dello Sviluppo Economico – hanno firmato un accordo per favorire l’internazionalizzazione delle Pmi con iniziative congiunte.

Un’opportunità importante, soprattutto in questo periodo di crisi economica, che fornirà alle piccole e medie imprese un ulteriore canale per i loro progetti di sviluppo e una panoramica completa sulle opportunità di accesso agevolato, mediante appositi fondi Simest, ai mercati esteri.

L’intesa Confapi-Simest, che rinnova la collaborazione già esistente, prevede il potenziamento dei servizi di assistenza e consulenza per le aziende che vogliano muoversi oltre confine per valorizzare la produzione di qualità del Made in Italy, portato avanti anche da tsante piccole imprese impegnate a migliorare la propria competitività sui mercati ad elevata concorrenza puntando su ricerca e innovazione.

Nel 2007 sono stati oltre 3.500 i progetti approvati all’interno degli strumenti agevolativi gestiti da Simest, per un totale di circa 30 miliardi di euro, il 65% dei quali sono andati alle piccole e medie imprese, il 93% manifatturiere.

L’accordo mira a creare un sistema associativo con una presenza ancor più capillare sul territorio, così da riuscire ad intercettare e cogliere i segnali e le richieste delle piccole e medie imprese italiane.

L’intesa giunge in un momento opportuni: se la crisi non si arresta si metteranno a rischio un milione di posti di lavoro, come sottolineato dal presidente di Confapi, Paolo Galassi: «Solo tra le nostre imprese manifatturiere rischiamo di perdere tra 150 e 500mila unità del nostro milione e mezzo di occupati».