La crisi economica ha reso incerto il futuro di molte aziende – soprattutto nel Mezzogiorno, causando in alcuni casi l’apertura di procedure fallimentari o la chiusura diretta delle imprese vessate dalle difficoltà finanziarie.
In particolare, i dati del primo trimestre 2009 – rilevazioni Movimprese realizzate da Infocamere per Unioncamere – evidenziano il caso limite della Campania.
Tra gennaio e marzo in Italia il bilancio nati-mortalità ha registrato un -30.706 unità, che circostanziato alla Campania si traduce in un -2075 aziende: è la caduta più evidente negli ultimi dieci anni, con il capoluogo che rappresenta la capofila in negativo con la chiusura di 614 Pmi.
Si tratta per Napoli di un calo del 0,23%, che in termini percentuale è però superata da altre province come Benevento (-1.08%) e Avellino(-0.54) , entrambi sopra la media nazionale (-0.50%). Nella regione, tra gli imprenditori più in difficoltà spiccano gli artigiani, le cui aziende calano di 900 unità con un -1.16% che supera di una buona percentuale il dato complessivo italiano (1,04%).
D’altra parte il periodo critico non convince gli aspiranti imprenditori che preferiscono attendere tempi migliori per tentare la fortuna.
La conseguenza immediata è che il territorio nazionale perde più aziende di quelle che riesce a far nascere, con le rimanenti che tentano ogni mezzo per riuscire a mantenersi sul mercato incassando i colpi della crisi.