Allarme dal Social Summit G8 di Roma (29-31 marzo: cresce la disoccupazione nei Paesi più industrializzati (ad eccezione del Giappone). A gennaio 2009 si è registrato un drammatico tasso del 6,9% (+1% rispetto al 2008) pari a oltre 7 milioni di senza lavoro. Dinanzi a questo trend, causa crisi, entro fine 2010 si prevede di sfondare ilo tetto del 10%.
Lo confermano i dati OCSE diffusi in occasione della prima giornata di lavori alla Farnesina, che richiedono forte attenzione e buone praticvhe per invertire questo preoccupante trend negativo.
L’OCSE ha infatti sollecitato gli interventi a favore dei lavoratori più vulnerabili e con redditi più basso, per evitare che la crisi finanziaria si trasformi in crisi sociale.
Prova a stempera gli allarmismiil ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sostenendo che «in Italia come nel resto dei Paesi dell’Unione europea la perdita di posti di lavoro legata alla crisi economica globale appare più lenta di quanto sta avvenendo negli Stati Uniti».
Il Ministro, però, perlomeno concorda nel ritenere una priorità la protezione sociale delle persone, necessaria per ricostruire un clima di fiducia e assicura che nel Summit verranno individuate misure tempestive e strumenti utili a «mantenere vivo il rapporto tra impresa e occupati, in modo da essere in grado di cogliere il più rapidamente possibile la fase di ripresa, quando arriverà».
Il segretario generale del Biac, Tadahiro Asami ha invece sottolineato l’importanza di scongiurare, cin queste strategie, il rischio protezionismi, per Asami lontani dall’essere una risposta alla crisi, ma solo un deterrente per economia e lavoro.
Quel che è emerso è che l’obiettivo delle misure straordinarie anti-crisi debbano incentivare innovazione e investimenti, in una visione di lungo termine, per una riforma strutturale.
Cinque le linee guida che dovrebbero essere seguite nel varare misure anti-crisi, dunque:
- sostegno anche a innovazione e investimenti nel lungo termine;
- minore focus sulla protezione del lavoro per quei settori già compromessi dai mutamenti degli equilibri mondiali;
- tutela alle fasce più vulnerabili;
- dialogo con tutte le parti sociali;
- no al protezionismo, sì al sotesgno dell’apertura dei mercati.