Meno faziosità, più politiche per il Lavoro: questo il succo delle dichiarazioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, rilasciate ieri a margine della commemorazione della scomparsa del giuslavorista Marco Biagi.
In un momento di crisi come quello attuale, è necessario mettere al primo posto lavoratori e imprese in difficoltà, operando riforme anche su tutele e garanzie e lasciando da parte «lo spirito di fazione che da tempo avvelena la lotta politica e sociale nel nostro Paese».
Dal palco della Fondazione Biagi, nel giorno del settimo anniversario dalla sua uccisione, Napolitano ha sottolineato come certi “ostacoli” sussistano oggi come allora: la faziosità «impedisce ogni riconoscimento obiettivo del valore di ricerche e proposte come quelle portate avanti da Marco Biagi», oggi come allora.
Le politiche del lavoro devono invece esulare da logiche difensive, traendo insegnamento da un passato così tragico e sanguinoso. Soprattutto oggi che serve uno sforzo comune per trovre soluzioni efficaci.
Che si punti o meno sulla flessibilità, il punto è trovare un riequilibrio del mercato del Lavoro, dando quel segnale di «maturità della nostra vita democratica che da troppo tempo si attende»
Un esempio pratico? Oltre a Biagi, anche quello di Ezio Tarantelli o Massimo D’Antona in prima linea per elaborare nuove politiche del lavoro mettendosi al servizio dello Stato delle sue istituzioni, non delle maggioranze o degli indirizzi politici.
Concordi tutti – istituzioni, imprese, sindacati – sulle dichiarazioni del Presidente. Ma senza il mea culpa di nessuno.