È una crisi profonda quella che sta attraversando l’ecomonia e il mercato globale, con effetti dramamtici anche sul mondo del lavoro, minando alla base il sistema produttivo e stroncando sul nascere i talenti emergenti e le risorse umane qualificate.
A lanciare l’allarme, l’undiceaimo Rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati in Italia: uno spaccato che riguarda 300mila laureati, di cui 140mila post-riforma, provenienti da 47 università italiane.
Il consorzio Almalaurea, che coinvolge 52 atenei italiani, rappresenta da sempre un bacino stratergico per le imprese, in cerca di nuove risorse umane. Tuttavia, dati alla mano, dalle aziende italiane proviene un drastico calo della domanda di nuovi CV tra cui selezionare i profili più adatti al proprio business, attingendo al database di 1,2 milioni di laureati.
Il calo a gennaio e febbraio 2009, rispetto alo stesso periodo del 2008, è stato del 23%. La flessione maggiore è stata avvertita tra i laureati afferenti al settore economia statistica (35%), ma anche tra quelli che provengono da un corso di laurea in ingegneria (24%).
Nel 2001 i laureati (vecchio ordinamento) trovavano lavoro a un anno dal conseguimento del titolo nel 57,5% dei casi. Nel 2008 la percentuale è scesa al 51,4% per cento del 2008 e il tasso di disoccupazione è aumentato di tre punti percentuali, con una situazione che per ora non dà cenni di miglioramento.
Ben il 26,8% di coloro che lavorano da oltre 5 anni è ancora intrappolato in quella che dovrebbe essere condizione temporanea e di passaggio, ma che in realtà si traducono in un vero e proprio stato di fatto: i contratti di collaborazione e rapporti a tempo determinato.
Calano anche gli stipendi: il guadagno mensile netto, rivalutato ai valori attuali, è sceso del 6%. Attualmente, i laureati da cinque anni che lavorano al Nord Italia trovano in busta paga 1.392 euro, al Centro 1.314 euro e al Sud 1.118 euro.
I laureati “post riforma” sembrano ottenere votazioni finali maggiori (109-110) e, dei 30 mila presenti nei database Almalaurea, il 28% ha un posto stabile mentre il 49% ha un contratto atipico. Tra i 105 mila laureati triennali il 69% trova un impiego entro un anno, di cui un 47% è precario e il 40% è stabile.
Le conclusioni? Il Governo dovrebbe incentivare l’accesso delle imprese al capitale umano, soprattutto nelle Pmi, per portare la qualità nel sistema produttivo italiano e assicurare un futuro lavorativo ai giovani preparati.