Imprese italiane in credito perenne, gravate da 10 miliardi l’anno di commesse non pagate, a causa di ritardo nei pagamenti. A lanciare l’allarme è la CGIA di Mestre, che segnala la maglia nera dell’Italia in Europa.
Le aziende italiane pagano lo scotto di una “cattiva abitudine” capace di mette a rischio le stesse imprese, costrette a chiedere prestiti e finanziamenti invece che incassare il dovuto.
Gli ultimi dati forniti dall’elaborazione CGIA dimostra come ai costi intrinseci dei ritardati pagamenti andrebbero poi a sommarsi tutti i costi accessori provocati, come ad esempio la maggiore necessità di personale contabile che segua da vicino le pratiche in sospeso.
Il colpevole? Prima di tutto la Pubblica Amministrazione, che “trattiene” complessivamente una cifra che si aggira sui 50/60 miliardi di euro.
I tempi medi di pagamento contrattuali arrivano a 95 giorni, ma quelli effettivi di pagamento raggiungono in media addirittura quota 135 giorni.
Numeri difficilmente giustificabili se confrontati con quelli di altri paesi d’Europa, come la Francia (rispettivamente 57 e 71), Regno Unito (30 e 48) e soprattutto Germania (25 e 40).
Nessun altro paese europeo può vantare questo triste primato, così come quello che si riferisce ai rapporti tra le imprese stesse.
In questo caso però le aziende che prendono più tempo sono le grandi imprese, a scapito delle PMI che a parti invertite si dimostrano molto più rapide e con pagamenti dilazionati in meno tempo.