Burocrazia e imprese: meno vincoli, più sviluppo: è il titolo del Roadshow Pmi di Confcommercio e partito ieri da Ancona, inserito nell’ambito della prima settimana europea delle Pmi e che toccherà nei prossimi mesi diverse città italiane.
Tema centrale di questa prima tappa il peso della burocrazia e degli adempimenti amministrativi sulle piccole e medie imprese.
La burocrazia “soffoca” e rende difficile per le Pmi assumere è questa la sintesi di quanto emerso dall’indagine realizzata da Confcommercio-Format.
Il 30,8% delle imprese, specie quelle di piccole dimensioni, rinuncia ad assumere nuovi lavoratori a causa delle troppe scartoffie. Percentuale che sale al 45,4% per le imprese del Sud.
Per lo stesso motivo, nel 2008 il 26,6% ha rinunciato ai progetti di innovazione, il 25,5% ad investire e il 17% ai progetti di ricerca.
La burocrazia italiana pesa anche a livello economico: il 56,5% delle imprese ha speso nel 2008 in adempimenti amministrativi tra lo 0,1% e l’1,4% dei ricavi, il 39,8% oltre all’1,5%, il 3,7% non ha sostenuto costi. Il 54,5% delle Pmi li considera abbastanza accettabili, mentre il 45,5% per nulla accettabili.
Ad impattare negativamente sulle imprese sarebbe anche la perdita di tempo – ben 360 ore contro le 203 della media Ocse – legata al pagamento delle imposte e dei contributi. Nel 2008 il 19,8% delle piccole imprese ha impegnato una, due giornate/uomo ogni mese per il disbrigo delle pratiche degli uffici pubblici, il 26,8% dalle tre, quattro giornate/uomo, il 40,8% oltre 6 giornate/uomo.
Per il 92,2% sono gli adempimenti in campo fiscale a pesare di più, per l’85,4% le pratiche relative alla sicurezza dei luoghi di lavoro.
Il 76% delle imprese si dichiara soddisfatta per l’efficienza delle Camere di Commercio, il 68% per quella degli uffici Iva delle Agenzie delle Entrate. Buone opinioni emergono anche per la professionalità degli impiegati della PA, per gli sportelli Inps e per le Provincie. Seguono le Regioni con il 55,3%, le Asl, Equitalia ed i Comuni.