Per salvare i posti di lavoro messi a rischio dalla crisi economica il governo sta pensando di ridurre le ore di lavoro e, di conseguenza, ridurre i salari. Lo slogan con cui il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi ha sintetizzato il piano è: «Lavorare anche meno, pur di lavorare tutti».
Sull’ipotesi che si intenda quindi seguire la strada della settimana corta indicata dal Cancelliere tedesco, Angela Merkel, Sacconi però precisa: «A differenza della Germania noi abbiamo già un robusto sistema di ammortizzatori sociali che ci consente di spalmare un minor carico di lavoro su più persone. Questa è la funzione della cassa integrazione a rotazione e non a zero ore, e della stessa cassa integrazione ordinaria».
Da Sacconi arriva anche la conferma che, in base al piano, una persona potrebbe lavorare quattro giorni e gli altri due restare in cassa integrazione, e spiega: «Sì: si può andare in cassa integrazione per una parte della settimana e lavorare per la restante. Ma penso anche ai contratti di solidarietà». Questo «vuole dire anche – continua Sacconi – meno salario ma non dimentichiamoci che ci sarà l’integrazione del sostegno al reddito. Alla fine la perdita sarà minima».
Il progetto, che ha avuto il plauso anche di Paolo Ferrero leader di Rifondazione comunista, stando alle indicazioni del ministro deve essere inscritto in un patto fra governo, Regioni e parti sociali in modo da ancorare il lavoro alle imprese.
Per vigilare sulla concessione della cassa integrazione sarà istituita un’unità di crisi del ministero del Lavoro collegata, per la parte di sua competenza, con il dicastero dello Sviluppo Economico.