Occupazione, + 0,2% nell’Unione Europea

di Chiara Bolognini

Pubblicato 25 Settembre 2008
Aggiornato 10 Ottobre 2012 17:31

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Il dato, reso noto dalla Commissione Europea, dimostra una crescita lieve ma, nel contesto economico attuale, comunque positivo

Sul sito della Commissione Europea, DG Impiego, Affari sociali e Pari opportunità, è possibile consultare la “Quarterly Labour Market Review – September 2008”, sull’andamento del mercato del lavoro negli ultimi mesi in Europa, esaminato in correlazione con il rallentamento delle attività produttive ed economiche.

In base ai dati pubblicati, nel secondo quadrimestre del 2008 si è registrato un incremento dell’occupazione dello 0,2%, mentre il tasso di disoccupazione si stabilizza al 6,8%. Un dato che, nel contesto economico di crisi generalizzata, rimane positivo con l’occupazione che è aumentata di 2,9 milioni di lavoratori rispetto all’anno precedente.

Il mercato del lavoro è fortemente connesso all’andamento della produzione e delle attività economiche, nonché finanziarie: la crescita nell’UE di anno in anno si è abbassata al 1,3% e di conseguenza l’espansione di lavoro appare lievemente più debole nel secondo trimestre con il tasso dello 0.2% . Ciononostante, dal secondo trimestre del 2008 i posti di lavoro sono aumentati di 2,9 milioni arrivando a milioni di occupati.

I dati presentati nella Ricerca sono il risultato della media derivata dall’andamento del tasso di impiego nei principali Stati Membri, che vede la Polonia in massima crescita e registra un rallentamento in Spagna. In generale l’andamento dell’impiego degli altri Paesi, con l’eccezione di Ungheria e Ucraina, si conferma in lieve salita.

Di anno in anno il costo orario del lavoro ha registrato un rallentamento del 3,4%, portando a un aumento dei salari generalizzato negli Stati Membri, tranne che in Germania. La percentuale di posti vacanti si attesta al 2,1% confermando la richiesta di nuovi lavoratori.

Tuttavia la crisi economica, i tumulti dei mercati finanziari e il crollo della fiducia dei consumatori, fa presagire un peggioramento della produttività e quindi anche un rallentamento della crescita dell’occupazione.