Mercato libero dell’energia per le piccole e medie imprese? In Italia, più che un vantaggio, è ancora un miraggio. I dati del rapporto curato dall’
Ufficio studi di Confartigianato – che il Presidente Giorgio Guerrini ha presentato in anteprima all’Autorità per l’Energia Elettrica e del Gas, Alessandro Ortis – parlano chiaro.
Da luglio 2007 ad oggi il costo dell’energia elettrica per le piccole imprese italiane è arrivato a +14,9%. In pratica i piccoli imprenditori, che operano sul mercato tutelato, hanno dovuto spendere 505,1 milioni di euro in più.
Nessuna smentita per il nostro primato negativo: le Pmi italiane pagano i prezzi dell’energia elettrica più alti della Ue: fino al 52% in più rispetto ai concorrenti europei.
In risposta, l’Autorità per l’Energia Elettrica e del Gas ha assicurato che da settembre ci saranno «possibili specifiche iniziative regolatorie» per le piccole e medie imprese, tra le quali un provvedimento che renda più graduale il necessario passaggio verso i prezzi multiorarii.
Dal canto loro, intanto, gli imprenditori – come rivela il sondaggio ad un campione di 4.200 imprese con meno di 20 addetti, contenuto nel Rapporto di Confartigianato – mostrano diffidenza verso la convenienza economica e la qualità delle offerte di energia sul mercato libero.
E così, a distanza di 4 anni dall’apertura del mercato dell’energia, soltanto il 18,1% delle piccole imprese (pari a 475.472 aziende) oggi si approvvigiona di elettricità sul mercato libero.
Il restante 81,9% (3.180.465 aziende) opera nel cosiddetto mercato di maggior tutela, nel quale i prezzi vengono aggiornati ogni trimestre dall’Autorità per l’energia elettrica ed il gas.