Uno studio condotto a fine anno e pubblicato recentemente da McKinsey rivela che l’Europa Orientale può diventare un’area importante per le attività di outsourcing.
Secondo i dati pubblicati nel report “The overlooked potential for outsourcing in Eastern Europe”, nel 2003 la dimensione del mercato per i servizi di outsourcing vedeva in testa l’India (con 12,2 miliardi di dollari) seguita dall’Irlanda (con 8,6 miliardi di dollari). L’Europa Orientale si collocava, invece, all’ultimo posto (non arrivando neanche al miliardo di dollari).
Sembrerebbe, quindi, a conti fatti che l’Europa Orientale non rappresenti la meta ideale per le imprese che vogliono lavorare in outsourcing. In realtà, ci sono tre fattori che potrebbero rendere la zona appetibile: i bassi costi comparabili all’India, un relativo basso rischio per quel che riguarda fattori chiave come le infrastrutture e la prossimità culturale e geografica con l’Europa Occidentale.
Per questo motivo, McKinsey ritiene che entro la fine del 2008 le attività di outsourcing potrebbero triplicare arrivando fino a 130 mila posti di lavoro. L’Europa Orientale potrebbe, quindi, rappresentare, un’attrattiva per le imprese occidentali non soltanto per la vicinanza, ma anche per la maggiore compatibilità linguistica (problema questo molto sentito quando ci si rivolge a paesi come l’India o il Sud-Est Asiatico).
McKinsey, inoltre, suggerisce alle imprese di rivolgersi alle città di piccole dimensioni che non hanno ancora ricevuto gli effetti dell’inflazione e dove ci sono poche attività in outsourcing ma un elevato potenziale di persone talentuose.
Quello che le imprese devono, comunque, tenere a mente, riguarda il fatto che dovranno sempre analizzare la stabilità politica e l’affidabilità delle infrastrutture dei Paesi a cui intenderanno rivolgersi.