Per l’estero serve “professionalità”

di Alessandro Vinciarelli

20 Marzo 2008 09:30

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Le professioni devono necessariamente adeguarsi alla necessità di internazionalizzazione da parte delle imprese. Analisi a margine dei seminari Sprint Campania

Si è discusso di Pmi e start-up d’impresa nel corso dell’ultimo ciclo di seminari organizzati da Sprint Campania, nel corso dei quali l’attenzione è stata focalizzata sui deterrenti in grado di scoraggiare gli imprenditori della piccola e media impresa.

Il supporto e la guida necessari a sviluppare e rendere efficaci le proprie iniziali idee in fase di progettazione e avvio di una attività sono oggi più che mai essenziali, così come il sostegno durante il primo periodo di business e di espansione sul territorio, a dir poco fondamentale per chi sceglie di puntare sull’estero.

A margine di queste riflessioni, il direttore di Sprint Campania, Edoardo Imperiale, ha avanzato la proposta di costituire un unico sportello per interloquire con le imprese che vogliono sperimentare nuovi mercati.

Altro spunto di discussione è stata la formazione dei professionisti, sulla quale ha insistito Paolo Scudieri, responsabile per l’internazionalizzazione di Confindustria Campania.

«Quel che serve agli imprenditori è avere a disposizione figure chiave in Paesi ad alto grado di sviluppo, che possano accogliere le richieste degli associati e verificare sui mercati quali siano le strategie di posizionamento».

Le professioni che devono “aggiornarsi” per conferire alle imprese il potenziale di sviluppo e progresso internazionale, però, non riguardano solamente ruoli di carattere tecnico, ma coinvolgono anche altre figure come avvocati e commercialisti.

La stesso capoluogo campano, con l’iniziativa Unione Industriale di Napoli, ha già dimostrato come sia possibile creare generatori di opportunità in Paesi anche lontani – come Brasile, Cina, Russia, Thailandia e India – e offrire supporto agli imprenditori che vogliano investire le proprie risorse in esperienze internazionali.