Con un tasso di crescita nel 2007 di appena lo 0,75%, l’impresa italiana mostra preoccupanti segni di squilibrio.
Nonostante gli ultimi dodici mesi abbiano visto un record assoluto in termini di iscrizioni al Registro delle imprese (436mila), è anche vero che a chiudere i battenti sono state ben 390mila attività, con un ritmo ben più elevato rispetto alle nuove realtà approdate sul mercato.
Sono queste le prime cifre del rapporto Movimprese 2007, secondo cui lo stato di salute dell’impresa italiana appare come il meno stabile degli ultimi cinque anni.
A sostenere lo sviluppo complessivo sono stati principalmente i settori Servizi alle imprese (noleggio e informatica, pari a +25.599), Costruzioni e Turismo, con una forte dinamicità in Lazio e Lombardia – che da sole, rappresentano il 54,3% dell’intera crescita – a fronte di un netto rallentamento nel Nord-Est nel Mezzogiorno.
Bilancio positivo soprattutto per il Lazio: nel 2007 si sono registrate circa 600mila imprese, con una crescita del 2,2%, tre volte tanto la media nazionale. Addirittura 2,7% per Roma e provincia.
Per il resto, sia in termini geografici che merceologici, lo scenario appare fortemente frammentario.
In termini numerici, a contribuire alla crescita è stato essenzialmente l’exploit delle società di capitali (54mila, pari ad un +4,6%) a riprova di una rinnovata fiducia nel tessuto imprenditoriale italiano.
Tuttavia, se guardiamo alle performance negative di settori storici come imprese agricole, manifatturiere e trasporti, si evince che nel Paese non si è avviato il necessario processo di investimento in modernizzazione.
Ancor più preoccupante lo scenario della micro impresa: hanno registrato un significativo -14mila le società di persone e le ditte individuali. «La crisi economica internazionale e quella dei consumi – ha dichiarato il Presidente di Unioncamere, Andrea Mondello – hanno provocato una durissima selezione nel tessuto imprenditoriale colpendo particolarmente le piccole e piccolissime imprese. Una selezione che al Sud appare ancora più severa».