«Sempre più società con modelli di business innovativo stanno nascendo in Europa». Sven Lingjaerde, presidente dell’European Tech Tour Association, non ha dubbi: il Vecchio Continente è il territorio più fertile per le imprese del Web 2.0.
L’Associazione ha recentemente premiato le 25 migliori startup europee, a dimostrazione che le parole di Lingjaerde corrispondono alla realtà. Dobbiamo quindi aspettarci una nuova Silicon Valley? Non proprio. Per dirla tutta, in questo senso l’Europa potrebbe rivelarsi persino migliore della valle dorata della California.
Il modello imprenditoriale europeo si presta molto di più di quello statunitense alla filosofia del Web 2.0, come dimostrano le società che stanno sfidando a viso aperto i colossi d’Oltreoceano. Stiamo parlando di campioni di innovazione e imprenditorlialità come Wikio e Dailymotion: entrambe francesi, queste società sono andate a competere con due giganti come Technorati e YouTube.
In entrambi i casi, la carta vincente si è rivelato l’approccio multiliunguistico dei portali. Secondo gli analisti infatti, le società europee hanno saputo guardare meglio di quelle USA alle realtà locali, e lo dimostra il fatto che YouTube sia stato costretto ad “inseguire” la più giovane Dailymotion nell’offrire siti multilingue per ogni singola Nazione.
Il merito è dei cosiddetti “imprenditori seriali”, che fondano diverse società nel giro di pochi anni, spesso con l’obiettivo di venderle alle grandi corporation una volta raggiunto il successo. È il caso della britannica Last.fm, passata alla CBS per 280 milioni di dollari, o del francese Kelkoo, comprato da Yahoo per 700 milioni.
Attenzione per le realtà locali, multiculturalismo e imprenditorialità seriale sarebbero però inutili senza un’infrastruttura tecnica solida e diffusa capillarmente. Non è un caso che proprio la Francia abbia il maggior numero di startup innovative, essendo tra i primi Paesi del mondo per quanto riguarda i servizi internet avanzati (Voip e IP TV in primis).
Il modello europeo si sta quindi dimostrando vincente e quantomai ricco di opportunità, come dimostrano anche gli ingenti capitali in arrivo dai grandi venture capitalist europei ma anche americani. Del resto, come evidenzia Philippe Collombel della società di investimenti Partech International: «il Web 2.0 richiede idee innovative piuttosto che grossi capitali, puoi avere successo anche investendo solo un paio di milioni».