Il governo conferma il decreto sull’APe volontaria per fine agosto: l’anticipo pensionistico sarà retroattivo con diritto dal 1° maggio scorso, prevedendo una clausola di allungamento in caso che, nel 2019, venissero modificati i requisiti anagrafici per il pensionamento a causa dei probabili scatti di adeguamento alla speranza di vita; previste anche clausole di conciliazione e mediazione per semplificare l’accesso alla certificazione INPS relativa alla domanda.
Il testo del Dpcm, che regolerà anche l’APe aziendale, recepisce le correzioni richieste dal Consiglio di Stato. Una volta in Gazzetta entro i primi di settembre, saranno quindi operative le ultime due formule per la pensione introdotte con la Legge di Bilancio 2017.
L’APe volontaria, lo ricordiamo, prevede la possibilità di percepire un anticipo che accompagna alla pensione coloro che hanno almeno 63 anni di età, 20 anni di contributi e un assegno previdenziale maturato al momento della richiesta pari ad almeno 1,4 volte il minimo, trovandosi a non meno di tre anni e sette mesi dalla pensione di vecchiaia.
Indennità + anticipo pensione
Chi ha già maturato un congruo assegno pensionistico ma non ha i requisiti per ritirarsi dal lavoro, e magari ha già fatto domanda per essere ammessi all’APE Sociale, potrà comunque chiedere anche l’APE Volontaria, così da ottenere un prestito pensionistico parziale, che vada a colmare il gap di assegno eccedente il tetto massimo di 1500 euro garantiti dall’indennità ponte a carico dello Stato (APE Sociale).
=> APE Volontaria e Sociale assieme
Se ad esempio un lavoratore ha maturato, nel momento della richiesta di APe, un assegno previdenziale di 20mila euro, non potrà superare i 1500 euro al mese di APE Sociale ma per la parte eccedente (300 euro) potrà chiedere l’APE Volontaria, che poi restituirà con rate ventennali.
Come funziona
Si rivolge a una platea più ampia rispetto a quella dell’APE Sociale ma con un diverso il meccanismo. Non si tratta di un’indennità pagata dallo Stato ma di un prestito bancario garantito dalla pensione maturanda, poi restituito in rate ventennali quando si arriva a percepire la pensione vera e propria. Il trattamento è dunque finanziato dal sistema privato (banche) e coperto da una polizza assicurativa, tuttavia è erogato dall’INPS, che accoglie anche le domande dei contribuenti.
=> APE Volontaria e Social: requisiti a confronto
Prestito e assegno
E’ il lavoratore a scegliere quale percentuale di anticipo chiedere. In base alle anticipazioni sul decreto attuativo, le percentuali potranno arrivare al 90% della pensione netta chiedendo un anticipo fino a un anno, all’85% se l’indennità viene percepita per un periodo da uno a due anni, all’80% dai due ai tre anni, il 75% per periodo oltre i tre anni.
Per quanto concerne il prestito, si ipotizza un Taeg del 3,2% comprensivo della copertura assicurativa per il rischio premorienza, assistita dalla garanzia dello Stato. Il tasso sarà fisso ma modificabile periodicamente in base all’andamento dei tassi ufficiali.
Lavoro e anticipo assieme
Altra differenza fondamentale con l’APE Sociale è che quella di mercato non richiede di smettere di lavorare: è quindi possibile percepire il trattamento senza dare subito le dimissioni. Nel momento in cui si presenta la domanda, però, si presenta contestualmente anche quella per andare in pensione a fine prestito, istanza che diventa così irrevocabile.
Con l’APe Volontaria, infine, si potrà attivare anche la RITA, rendita integrativa temporanea anticipata.