Mentre è in atto la riforma dei voucher lavoro volta ad eliminare gli abusi e i rapporti lavorativi irregolari ISTAT, Ministero del Lavoro, INPS ed INAIL rendono noto, con un comunicato congiunto, l’incremento a due cifre del ricorso al lavoro a chiamata o intermittente (+13,1%) che sta di fatto sostituendo i buoni lavoro.
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Un andamento in controtendeza rispetto al trend degli ultimi quattro anni, quando si era registrato un continuo calo, interrotto solo dal leggero rimbalzo del quarto trimestre 2016 (+2,5%). Stabile invece l’intensità lavorativa misurata come numero medio di giornate retribuite, 10 al mese.
Con riferimento ai voucher lavoro, nel I trimestre 2017 sono stati venduti 28,5 milioni di buoni lavoro da 10 euro, pari al -2,1% rispetto ai 29,1 milioni del primo trimestre 2016. Questo, spiega la nota congiunta:
«È determinato soprattutto dal fatto che dal 18 marzo 2017 i voucher non sono stati più posti in vendita a seguito dell’entrata in vigore del decreto legge 25 del 17 marzo 2017 che ne ha disposto l’abrogazione».
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In generale si osserva un ulteriore miglioramento nel tasso di occupazione destagionalizzato, che sale al 57,6%, in crescita di due decimi di punto rispetto al trimestre precedente. Il tasso recupera oltre due punti percentuali rispetto al valore minimo del terzo trimestre 2013 (55,4%), ma è ancora molto lontano da quello del secondo trimestre del 2008 (58,8%), anno che ha preceduto la crisi.
Aumenta anche il ricorso ai contratti a tempo determinato, che hanno dato lavoro a +231mila lavoratori rispetto all’anno precedente. Si tratta del quarto trimestre consecutivo in crescita: i contratti a tempo determinato erano +43 mila nel secondo trimestre 2016, +64 mila nel terzo e +139 mila nel quarto. In parallelo però si osserva un rallentamento della crescita delle posizioni lavorative a tempo indeterminato.
Con esplicito riferimento ai giovani nel primo trimestre 2017 si registravano +117 mila posizioni lavoro dipendente, oltre 2,1 milioni di attivazioni, a fronte di poco più di 2 milioni di cessazioni.
Dal punto di vista settoriale, dai dati emerge una crescita nei servizi (+116 mila posizioni) e, seppure ridotta, nell’industria in senso stretto (+8 mila). Nell’agricoltura e nelle costruzioni si osserva invece una lieve riduzione (rispettivamente -4 mila e -3 mila).