Crollano drasticamente le ore di cassa integrazione in questa prima parte di 2017, soprattutto ad aprile, quando si è registrato una flessione record delle ore complessive di CIG autorizzate dall’INPS pari al -58,1% rispetto all’anno precedente; per la CIGS la riduzione è stata addirittura del -62,7%; la CIGO ha fatto segnare un -50,3%. Ora ci si interroga sulla causa: effetto positivo della 6++ della Legge di Stabilità che ha comportato un moderato aumento del PIL, o della stretta arrivata con il Jobs Act (decreto attuativo n. 148 del 14 settembre 2015)?
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Probabilmente la motivazione risiede proprio nel Jobs Act che ha introdotto novità sia per la CIGO che per la CIGS, riguardanti l’estensione della tutela per l’apprendistato professionalizzante, la revisione di requisiti soggettivi, la durata massima, l’aumento del contributo addizionale in ragione di un crescente utilizzo dei trattamenti e in caso di utilizzo dei contratti di solidarietà il termine di decadenza di 6 mesi entro il quale è ammesso il conguaglio.
In particolare è stato previsto che il limite massimo complessivo per ciascuna unità produttiva, data sommando trattamenti ordinari e straordinari autorizzati, non possa superare i 24 mesi in un quinquennio mobile, 36 mesi nel caso venga abbinata ai contratti di solidarietà.
Ora però sembra che il Governo ci stia ripensando e stia studiando un intervento correttivo con la probabile e parziale reintroduzione della cassa integrazione in deroga, cancellata dal Jobs Act, per le crisi più lunghe, caso in cui altri ammortizzatori sociali non possono più essere concessi per via della scadenza dei termini. Si tratta in sostanza di prevedere la possibilità di allungare la durata massima della cassa integrazione ma non con una regola generale, bensì valutando caso per caso.
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Anche la mobilità – eliminata dalla Riforma del Lavoro Fornero – potrebbe tornare e decisa caso per caso, come strumento straordinario da discutere anche con i sindacati.