Lavori usuranti legati alla mansione e non al settore d’impresa, cumulo contributi anche per l’anticipo pensionistico, requisiti più soft per i Precoci e per chi svolge lavori gravosi in APe Social, che resta esclusa dopo un contratto a termine, APe volontaria meno soggetta ai dictat delle banche: sono i nuovi temi al centro del negoziato sulla riforma delle pensioni tra governo e sindacati, che si concretizzerà con i tanto attesi decreti attuativi di Riforma Pensione, che dovranno arrivare in tempo per partire con la nuova pensione anticipata il primo maggio 2017. Con ogni probabilità, i primi saranno quelli relativi ad APe Social e pensione precoci. Al momento, tuttavia, l’incontro è slittato a data da destinarsi proprio per avere più tempo di definire i punti all’ordine del giorno.
=> Negoziato Pensioni: APe Social più flessibile
Pensione usuranti
Le novità principale riguarda i lavori usuranti: oltre al chiarimenti sul sopra citato criterio di individuazione della platea dei beneficiari, prende forma l’ipotesi di una franchigia, probabilmente di 12 mesi, nella determinazione del requisito dei sei anni di lavori gravosi (per non penalizzare alcune categorie, come gli edili).
=> Lavori usuranti e mansioni gravose “pensionabili”
Quota 41 e APe
Nulla di fatto sull’ammissione all’APe Social o alla Quota 41 (Precoci) per i disoccupati a cui è scaduto il contratto a termine o ai lavoratori autonomi che chiudono l’attività.
Cumulo contributi
Prende piede la proposta di potenziamento del cumulo gratuito dei contributi che, in base alla Riforma Pensioni, consente di agganciare anche la pensione anticipata. Già previsto anche per le casse professionali private, potrebbe essere esteso consentendo di utilizzarlo per APe Volontaria e Social, nonché per la pensione anticipata dei Precoci con 41 anni di contributi.
=>APe volontaria, cumulo e pensione anticipata
Lavori gravosi
Fra le richieste del sindacato c’è anche l’alleggerimento del requisito contributivo per l’APe Social riservata a chi svolge lavori gravosi: si chiede un minimo di 30 anni (dagli attuali 36), anche in questo caso per favorire categorie quali l’edilizia. Senza interventi su questo fronte, mantenendo quindi i 36 anni di contributi di cui gli ultimi 6 continuativi, «l’APe agevolata per gli operai edili sarà inesigibile» dichiara Alessandro Genovesi, Fillea Cgil, che fornisce i seguenti dati:
«A fronte di almeno 23mila operai edili con più di 63 anni che stanno sulle impalcature, esposti più di altri a infortuni gravi e spesso mortali, potranno accedere teoricamente meno di 500 operai».
=> APe Social lavori gravosi: cosa sapere
APe volontaria
Per l’applicazione dell’APe Volontaria, infine, il primo problema è che la banca potrebbe rifiutare il prestito, sulla base di propri criteri di valutazione del rischio. I sindacati criticano poi i tassi d’interesse variabili, che non offrono certezze e rischiano di penalizzare i richiedenti. In generale, secondo i sindacati l’attuale formulazione della legge ricalca lo schema di un prestito bancario garantito da pensione simile a prodotti già ampiamente disponibili sul mercato.