Per la prima volta anche i commercialisti incroceranno le braccia e scenderanno in piazza, a Roma, per protestare contro il sovraccarico di scadenze concomitanti che creano una mole di lavoro per la categoria al limite della sopportazione, l’eccesso di burocrazie e di adempimenti considerati inutili, i provvedimenti normativi che penalizzano il ruolo del commercialista, nonché le mancate risposte del Governo alle richieste presentate in questi ambiti negli ultimi anni dai professionisti.
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In sostanza i commercialisti provano un’arma nuova, quella dello sciopero, ma per presentare al Governo le richieste di semplificazione ed alleggerimento degli adempimenti più volte avanzate negli ultimi anni insieme agli altri professionisti abilitati e ai CAF. Novità annunciate dal Governo in questa direzione, come abolizione degli Studi di Settore e Spesometro, si sono poi di fatto tradotti in ulteriori e complicati adempimenti disattendendo puntualmente le numerose e continue promesse di semplificazione.
A promuovere il primo sciopero dei commercialisti contro il numero sempre maggiore di adempimenti formali, che ad avviso dei professionisti poco hanno a che vedere con la lotta all’evasione, sono state le sette sigle sindacali di categoria, Adc, Aidc, Anc, Andoc, Unagraco, Ungdcec e Unico. Proposta supportata anche dal Consiglio Nazionale dei dottori Commercialisti (ANC). Di fronte all’annuncio della prima manifestazione di protesta dei commercialisti il Governo ha reagito in modo propositivo, dichiarandosi pronto ad apportare le modifiche necessarie richieste per rendere più efficiente e semplice il lavoro di commercialisti, professionisti abilitati e CAF.
Rassicurazioni arrivano anche da Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle Entrate:
«Stiamo cercando di fare in modo che gli adempimenti siano i più semplici possibile. L’impegno dell’Agenzia è quello di dimostrare come gli adempimenti potranno essere sempre più facili da effettuare: il nostro sforzo è quello di non mettere nulla in più rispetto a quanto già è previsto, ma anzi eliminare qualcosa».