La vittoria del no al referendum costituzionale ha impatto anche sull’attuazione del Jobs Act, in particolare sulla parte relativa alle politiche attive: la riforma del lavoro prevedeva che la materia tornasse a essere esclusiva dello Stato, mentre il risultato referendario lascia intatta la normativa costituzionale che prevede sulle politiche attive il potere legislativo delle Regioni. Attenzione: non si prevede un effetto immediato sull’assegno di ricollocazione, su cui c’è una delibera ANPAL (la nuova Agenzia Nazionale Politiche Attive per il Lavoro), che prevede la partenza di questo strumento entro la fine dell’anno. Ma c’è un impatto strutturale, per cui le Politiche Attive, e quindi il raggio d’azione della stessa ANPAL, continueranno ad essere concordate con le Regioni.
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Il punto riguarda l’articolo 117 della Costituzione, che stabilisce quali sono le competenze legislative delle Regioni e quali quelle dello Stato centrale. L’articolo 31 della legge costituzionale che è stata bocciata dal referendum prevedeva che le Politiche attive tornassero fra le competenze esclusive dello Stato. Il no ha però bloccato questa modifica per cui resta in vigore l’attuale norma costituzionale che affida alle Regioni la competenza legislativa concorrente in materia di Politiche Attive.
Molto in sintesi, significa che in materia di Politiche Attive per il Lavoro, lo Stato continuerà ad avere il compito di determinare gli indirizzi fondamentali, mentre per il resto il potere legislativo e regolamentare spetta alla regioni. Su questo impianto si inserisce il decreto legislativo 150/2015 del Jobs Act, che riguarda appunto le Politiche Attive per il Lavoro. Fra le misure fondamentali, l’istituzione dell’ANPAL, e l’assegno di ricollocamento per i disoccupati.
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Come detto, tutte le norme e i provvedimenti attuativi esistenti restano validi: sono stati approvati in base alla legislazione vigente, che prevedeva appunto la complementarietà fra i poteri dello Stato e quelli delle Regioni. Quindi, per quanto riguarda ad esempio l’assegno di ricollocamento, si fa riferimento alla delibera ANPAL dello scorso 28 novembre che ne stabilisce la piena operatività, in accordo con le Regioni. Si tratta, lo ricordiamo, di un voucher destinato ai disoccupati che hanno terminato la NASPI da almeno quattro mesi, da spendere presso i centri per l’impiego per politiche di ricollocazione. In realtà, quella che parte entro la fine di questo 2016 è una fase sperimentale, che riguarda circa 20mila lavoratori disoccupati, mentre la definitiva entrata a regime è prevista per il primo semestre del 2017.
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Di fatto, il no al referendum, continua a rendere necessario il coordinamento fra Stato e Regioni, mentre la competenza esclusiva che era prevista dalla Riforma avrebbe potenziato i poteri dell’ANPAL.