Non solo riforma pensioni e taglio tasse per le imprese: nella prossima Legge di Stabilità 2017 saranno inserite anche nuove agevolazioni sul lavoro, dalla proroga degli incentivi per le assunzioni stabili a nuovi premi di produttività: i tecnici del Governo sono al lavoro su diverse ipotesi di intervento. Vediamo come inizia a configurarsi la prossima manovra economica.
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Secondo le indiscrezioni che circolano, sono diverse le soluzioni allo studio in materia di sgravi sul lavoro, a partire dalla proroga degli incentivi nella misura già attuata in questo 2016, quindi sconto contributivo del 40% per un anno. Ricordiamo che l’agevolazione contributiva è stata al 100% nel 2016 (per tre anni), è scesa al 40% per due anni, e ora si pensa a riconoscerlo nella stessa misura ma per un solo anno. Possibili anche a una riduzione della decontribuzione al 20%, sempre per un anno, e infine a interventi mirati solo per i giovani e per il Sud.
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Altro capitolo caldo in vista della Legge di Stabilità 2017, quello dei salari di produttività, sui quali nel 2016 è ripresa la tassazione agevolata al 10%. Sul tavolo, la possibilità di alzare la soglia di reddito di produttività agevolabile, dagli attuali 2mila euro (2mila 500 nel caso di coinvolgimento dei lavoratori nella gestione aziendale), a 3-4mila euro, e di estendere l’agevolazione anche a quadri e dirigenti di medio livello, ampliando il limite di reddito a 70-80mila euro annui (dagli attuali 50mila euro).
Come si vede, al momento si configurano interventi più concentrati sul salario di produttività che non sulle nuove assunzioni. Si pensa anche a una riforma del welfare aziendale, che limiti le esenzioni fiscali a interventi relativi a sanità, previdenza, istruzione e resta allo studio la possibilità di erogare il premio di produttività sottoforma di partecipazione agli utili.
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Per quanto riguarda le pensioni, è in corso un tavolo negoziale governo sindacati che riprenderà la prossima settimana (fra il 6 e il 7 settembre): le riunioni dei mesi scorsi sono servite a presentare i piani del governo in materia di riforma pensioni, mentre ora si entra nella fse più politica della trattativa. Il piatto forte è rappresentata dall’APE, anticipo pensionistico per chi è a meno di tre anni dall’età pensionabile, finanziato dalle banche ma erogato dall’INPS, che viene poi restituito dal lavoratore con rate ventennali quando si matura il trattamento pieno. Flessibilità in uscita anche per i disoccupati di lunga durata (questa, finanziata dallo stato). In caso di crisi aziendali, gli eventuali prepensionamenti sono invece pagati dall’azienda. In discussione misure per anticipare la pensione dei lavoratori precoci, novità sugli adeguamenti alle aspettative di vita, lavori usuranti.
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Infine, le tasse alle imprese: come ampliamento previsto ci sarà il taglio IRES di tre punti e mezzo, con l’imposta sul reddito delle società che passerà nel 2017 dall’attuale 27,5% al 24%, mentre il premier Renzi ha annunciato un intervento di ugual misura (tassa al 24%), per l’IRI, l’imposta sul reddito imprenditoriale.