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Torna il precariato in Italia

di Barbara Weisz

Pubblicato 20 Maggio 2016
Aggiornato 23 Maggio 2016 08:56

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La fine dell'esenzione contributiva penalizza i contratti a tempo indeterminato nel 2016 e il precariato avanza, con il boom dei voucher: osservatorio INPS.

Inversione di tendenza sul fronte assunzioni a inizio 2016, dopo un anno di riscossa dei contratti di lavoro stabili torna il precariato, il taglio alle agevolazioni contributive provoca un ribasso a due cifre del tempo indeterminato rispetto al primo trimestre 2015, e un calo anche in confronto al 2014: stabili invece, i contratti a termine, mentre prosegue il boom dei voucher. Vediamo tutti i dati, contenuti nel consueto monitoraggio trimestrale INPS.

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Fra gennaio e marzo 2016 è calato il numero delle assunzioni complessive (sono state 1 milioni 188mila, -12,9% sull’analogo periodo dell’anno scorso), con una dinamica particolarmente negatva per i contratti a tempo indeterminato, 162mila in meno dello scorso anno, con una riduzione del 33,4%. Qui bisogna fare una serie di considerazioni. I contratti a tempo indeterminato nel 2015 sono stati stimolati da due diverse misure: l’entrata in vigore del contratto a tutele crescenti del Jobs Act, che ha reso più flessibile le regole sul licenziamento, e la decontribuzione prevista dalla manovra economica. Evidentemente, questa misura è stata la più efficace, visto che il calo 2016 coincide con il primo trimstre senza questo beneficio (sostituito da un taglio contributivo del 40%, quindi un’agevolazione meno appetibile).

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E’ anche vero che il dato sul primo trimestre 2016, potrebbe risentire di una corsa alle assunzoni avvenuta a fine 2015 (chi aveva intenzione di fare nuovi contratti, aveva convenienza a farlo alla fine dell’anno scorso). Resta il fatto che il numero di assunzioni con contratto stabile del primo trimestre 2016 è più basso anche dei rapporti a tempo indeterminato attivati da gennaio a marzo 2014, quando ancora non c’erano nè Jobs Act nè incentivi: 324mila 098 nel 2016 contro 370.877.

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Tenendo conto di tutte le variabili sopra descritte, e anche del fatto che il 2015 è stato un anno in cui le imprese, per utilizzare gli sgravi contributivi, hanno probabilmente accelerato decisioni di assunzione che in mancanza di incentivi sarebbero state effettuate nel 2016, per valutare in modo più coerente la dinamica bisogna aspettare i prossimi mesi, quando l’andamento del mercato dovrebbe essere meno condizionato da fattori di stimolo, presentando quindi cifre più paragonabili fra loro.

L’unico trend che prosegue è quello relativo al successo dei voucher lavoro: ne sono stati venduti 31,5 milioni nel primo trimestre, con un aumento del 45,6% rispetto all’analogo periodo 2015. Anche in questo caso il 2015 è stato un anno di boom, il primo trimestre 2015 aveva fatto segnare un incremento del 75,4% sul confronto.

Immediato l’allarme dei sindacati, che definiscono i buoni lavoro come la nuova frontiera del precariato, denunicando al loro applicazione da parte delle aziende anche per coprire esigenze strutturali, che dovrebbero invece creare lavoro. Il Governo ha annunciato l’intenzione di introdurre una nuova misura sui voucher, per renderli tracciabili impendendone un uso illecito, mentre esclude di limitarne l’utilizzo. «Se chiudiamo i voucher domani mattina, spediamo altre 300-400mila persone ad aggiungersi all’esercito del lavoro nero», spiega il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, sottolineando come questa forma di lavoro precario in realtà vada a riassorbire lavoro nero.

Proseguendo con i dati INPS, restano sostanzialmente stabili le assunzioni a termine, con una leggera flessione dell’1,7%, e i contratti di apprendistato. Un dato positivo riguarda le cessazioni, che sono diminuite per tutte le tre tipologie contrattuali dipendenti (tempo indeterminato, -5,3%, determinato, -10,4%, apprendistato, -20,1%).