Poche donne ai posti di comando. Che si parli di imprese o associazioni, la musica non cambia.
Per questo Silvia Della Monica, capo del dipartimento pari opportunità, ha annunciato un disegno di legge che dovrebbe prendere forma entro Luglio indirizzato all’istituzione di “quote rosa” nelle associazioni datoriali. L’iniziativa sarà accompagnata dall’apertura di un tavolo tecnico per rilanciare l’imprenditoria femminile.
A spingere verso questa direzione sono stati i dati rilevati da numerosi studi, che hanno evidenziato la scarsa presenza di donne nelle posizioni di potere. Non ultima la ricerca presentata oggi da Eurispes Toscana, che ha analizzato il fenomeno prendendo a campione le seguenti associazioni: Cna, Cia, Coldiretti, Confai, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Confindustria, Confservizi e Legacoop.
Se la ricerca condotta a Febbraio da Manpower aveva evidenziato un marginale 6% di donne dirigenti nelle imprese italiane, Eurispses ha evidenziato un disarmante 0% quando si parla delle suddette associazioni datoriali. Nessun presidente donna, e soltanto il 6% di vicepresidenti.
Il CNA, la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Picola e Media Impresa, ha raggiunto un record positivo con il 25% delle cariche elettive degli uffici/giunte di presidenza occupate da donne, una quota che scende drasticamente quando si guardano gli organigramma di Confindustria e Confcommercio (rispettivamente 2 e 3%).
Nonostante una recente ricerca abbia dimostrato che le lavoratrici non si sentono affatto vittima di discriminazioni, il fenomeno è visto come un vero e proprio deficit di democrazia. Si giunge a parlare addirittura di “segregazone verticale” e Cristina Bandinelli, presidente di CNA Impresa donna, sottolina che «intervenire per garantire la presenza femminile ai vertici dell’economia, della politica, della rappresentanza in generale costituisce ormai un’emergenza democratica».
Secondo la presidente «urge un intervento normativo che obblighi, a riservare spazi minimi alle donne nei posti di comando». Gli fa eco Giancarlo Sangalli, segretario generale della Cna: «abbiamo solo preso atto che se la presenza femminile nelle aziende, tra imprenditrici, socie e collaboratrici familiari, tocca il 35%, occorreva dare loro voce».