Il cantiere della Riforma Pensioni non si ferma, anche prendendo eventualmente le distanze rispetto alla Legge di Stabilità: i tecnici dell’Economia sono al lavoro per individuare le nuove forme di flessibilità in uscita (pensione anticipata), tra cui spunta un nuovo meccanismo che prevede la possibilità di ritirarsi dal lavoro a 63 anni con 30 o 35 di contributi versati, accettando una penalizzazione dell’assegno da un minimo del 3-4% a un massimo del 12%.
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Pensione anticipata a 63 anni
Fra le ultime ipotesi operative: non inserire la riforma pensioni in manovra ma in un ddl collegato, con orizzonti di tempo più lunghi in modo da avere più respiro sul fronte coperture. In quest’ottica, è da leggere l’ipotesi del prepensionamento a 63 anni. Si tratta di una sorta di allargamento dell’Opzione Donna a una platea più ampia di lavoratori, comprendendo anche gli esodandi. Si tratterebbe di un’ipotesi da destinare a una platea definita di lavoratori: esodati non tutelati da precedenti salvaguardie, disoccupati over 62 senza ammortizzatori sociali, donne.
Riforma pensioni
Certezze non ce ne sono, visto che il nodo pensioni è fra i più complessi in vista della Manovra economica 2016. Non si esclude una soluzione mista, con l’inserimento in Legge di Stabilità di misure su esodati e Opzione Donna, rimandando la riforma delle pensioni vera e propria – o quanto meno le nuove norme per la pensione anticipata – ad un diverso provvedimento.
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Previste anche forme di contribuzione a carico del datore di lavoro dopo la cessazione del rapporto, con l’obiettivo di favorire le staffette generazionali. Queste misure potrebbero andare in Finanziaria, mentre una riforma più organica sarebbe contenuta in un ddl collegato.
Comunque sia, il punto su cui il Governo insiste è quello delle coperture: nessun intervento non adeguatamente finanziato potrà essere compreso in Legge di Stabilità. E a disposizione, al momento, ci sarebbero risorse fra gli 800 milioni e 1 miliardo di euro.