Quest’anno dovrei andare in pensione con l’APE Sociale ma ho un dubbio: al compimento dei 67 anni dovrò restituire il trattamento?
L’APE Sociale è un trattamento di flessibilità in uscita che viene riconosciuto dall’INPS fino al momento in cui si matura la pensione e che non prevede che si debba restituire alcuna somma.
Un meccanismo di trattenuta era stato previsto negli anni scorsi per l’APE Volontaria, che era una sorta di prestito sulla pensione ma che ora non esiste più (era stato oggetto di sperimentazione nel 2017-2019, poi terminata senza prosecuzione) e che non va confuso con l’APE Sociale, che è un trattamento di accompagnamento economico del lavoratore fino all’età della pensione ordinaria, a carico dello Stato e senza costi per il pensionato.
Lei può percepire l’APE Sociale (di importo massimo pari a 1500 euro, senza rivalutazione annua e senza integrazioni al minimo) fino a quando compie 67 anni e, a quel punto, passerà a percepire il trattamento pensionistico vero e proprio che le spetta come pensione di vecchiaia, senza più alcuna eventuale decurtazione e soprattutto senza alcuna restituzione dovuta.
Per presentare la domanda bisogna effettuare due passaggi. Prima si chiede all’INPS la certificazione del diritto e poi, dopo aver ottenuto la riposta positiva dell’Istituto previdenziale, si presenta la domanda di APE Sociale vera e propria. Nel caso in cui lei abbia già perfezionato tutti i requisiti può presentare contestualmente le due domande.
Trova tutte le regole nei commi 179 e seguenti della Legge 232/2016, che ha istituito questa forma di flessibilità in uscita. Ci vogliono 63 anni e cinque mesi di età, associati a 30 o 36 anni di contributi a seconda della categoria di lavoratori di appartenenza: disoccupati che hanno interamente utilizzato il sussidio di disoccupazione, caregiver, lavoratori con disabilità pari almeno al 74%, addetti a mansioni gravose.
Hai una domanda che vorresti fare ai nostri esperti?
Chiedi all'espertoRisposta di Barbara Weisz
