Taglio pensione ai superstiti in cumulo con redditi da lavoro: regole e importi

Il trattamento di vecchiaia è compatibile con attività da lavoro  mentre la pensione ai superstiti subisce decurtazioni in presenza di altri redditi che superino determinate soglie.

Se il destinatario della pensione ai superstiti (SO) ha anche un reddito aggiuntivo fino a tre volte il trattamento minimo INPS (che per quest’anno è pari a 23. 345 euro), allora la pensione di reversibilità non subisce alcuna riduzione. Se il reddito aggiuntivo si colloca tra tre e quattro volte il minimo (31.127 euro) c’è un taglio del 25%, tra quattro e cinque volte il minimo (38.909 euro) la pensione si riduce del 40% e sopra le cinque volte il minimo la riduzione è del 50%.

Ricapitolando:

•  nessun taglio per redditi aggiuntivi entro 23.345,79 euro.
•  taglio del 25% per altr redditi tra 23.345,79 euro e 31.127,72 euro.
•  taglio del 40% per redditi aggiuntivi tra 31.127,72 e 38.909,65 euro.
•  taglio del 50% per redditi aggiuntivi superiori a 38.909,65 euro.

A rilevare è dunque il reddito aggiuntivo rispetto alla pensione di reversibilità. Per calcolare questi limiti, si conteggiano tutti i redditi assoggettabili a IRPEF (lavoro dipendente e autonomo, redditi e pensioni all’estero, redditi finanziari…) mentre non si conteggiano i redditi da prima casa, TFR, arretrati, altra pensione di reversibilità, assegni di invalidità, assegni sociali e rendite vitalizie INAIL.

Inoltre, in caso di cumulo della pensione di reversibilità con altri redditi, non è comunque possibile decurtare l’assegno per una quota che risulti maggiore del proprio reddito da lavoro cumulato. In pratica, la decurtazione sulla pensione di reversibilità cumulata con altri redditi non può eccedere l’importo complessivo di questi altri redditi.

Le consiglio di farsi seguire da un consulente, un CAF o un patronato per calcolare il suo reddito effettivo e di conseguenza la convenienza delle diverse opzioni a sua disposizione.

Risposta di Barbara Weisz